Monte Bonifato, 230 ettari bruciati di cui 130 boscati. Lecci e roverelle potrebbero ripartire

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Sono 230 gli ettari percorsi dal fuoco che nel week-end fra 15 e 16 luglio ha aggredito e ferito profondamente la montagna degli alcamesi. Di questo vasto territorio ben 130 ettari sono stati di superficie boscata fra riserva e pre-riserva.  La parte maggiormente e seriamente danneggiata è quella del versante di San Nicola. Molti pini stramaturi sono crollati al suolo (per la loro età erano comunque destinati a farlo) ma il rogo ha avvolto anche lecci e roverelle, alberi che però, nella maggior parte dei casi, potrebbero riprendersi. Il verdetto sul loro futuro si potrà conoscere la prossima primavera.

L’incendio è stato devastante ma, per fortuna, non ha divorato gli alberi più giovani, quelli che già vent’anni fa avrebbero dovuto sostituire i vecchi pini. Una riconversione con lecci e querce che mai, però, è stata effettuata. Un intervento determinante per il futuro di monte Bonifato che mai si è fatto e che conferma come, riserva compresa, la montagna ce sovrasta Alcamo sia stata del tutto dimenticata. Non esiste un piano di gestione dell’area e del sottobosco, non c’è un direttore della riserva da 15 anni ma soltanto un facente funzioni. Manca soprattutto l’intervento principale, quello dell’ente gestore, vale a dire il Libero Consorzio, l’ex provincia regionale di Trapani. Il dibattito sulla suddivisione dei compiti fra ex provincia, comune di Alcamo e Regione va avanti da decenni. In un recente incontro convocato dalla giunta municipale alcamese il direttore generale del dipartimento forestale aveva dato la sua disponibilità ad acquisire la gestione della riserva ‘Bosco d’Alcamo’. Necessario però l’intervento della politica e quindi del governo della Regione. Dal suo canto il Libero Consorzio, nell’ottica dell’abbattimento delle uscite, si libererebbe ben volentieri di una gestione certamente impegnativa e che non riesce a portare avanti. Basti sottolineare soltanto il degrado in cui è sprofondato monte Bonifato con l’area pic-nic distrutta, il parco avventura abbandonato e pericoloso, la Funtanazza chiusa da anni.