Messina Denaro, tenore di vita elevatissimo, chi portava i soldi il boss? Indagini a tappeto

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Da sempre Cosa Nostra ha cercato di sostenere economicamente le famiglie degli affiliati detenuti o quelle degli associati che hanno dovuto intraprendere la latitanza per non essere catturati. Tanti processi e tantissime indagini hanno analizzato questi aspetti. Adesso gli investigatori hanno aperto la caccia a 360 gradi ai finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Finanziatori che, ovviamente ci sono stati, con il super boss che non badava a spese per continuare a vivere nell’agio e nel lusso. I Pm che hanno coordinato l’indagine che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro stanno cercando di capire proprio come i soldi, e tanti, arrivassero nelle tasche del padrino di Castelvetrano che, nonostante la sua trentennale latitanza, riusciva a mantenere un tenore di vita più che elevato. Il capomafia, nel girono del suo arresto alla clinica La Maddalena di Palermo, aveva con sé carte di credito riferibili a conti correnti intestati a prestanome sui quali, però, non ci sarebbero state disponibilità tali da consentirgli le spese abitualmente sostenute. Messina Denaro mediamente in un mese riusciva a spendere qualcosa come 15.000 euro. Gli investigatori pensano quindi che il denaro sia stato di volta in volta consegnato al boss in uno dei covi in cui si nascondeva si nascondeva, a Campobello di Mazara. Ma chi era che riforniva il boss e soprattutto i soldi da dove arrivavano? Su questo stanno indagando gli inquirenti che sta effettuando una stretta sulla cerchia dei favoreggiatori storici e della famiglia di Matteo Messina Denaro. La procura sta effettuando pure indagini patrimoniali per cercare di capire se dietro i finanziamenti ci fossero attività formalmente lecite ma gestite da prestanome o se il denaro arrivasse all’ex superlatitante dalle estorsioni e dagli affari illeciti, anche racket delle scommesse e spaccio di droga.