È stata messa a segno ieri pomeriggio l’operazione imbastita dalla Squadra “Pegaso” della sezione investigativa del Commissariato di Mazara del Vallo, finalizzata al contrasto ed alla repressione dei reati in materia di sostanze stupefacenti, all’interno del quartiere ad altissimo tasso criminale denominato “Mazara 2”, considerato come una vera e propria roccaforte dello spaccio sia di droghe pesanti che leggere.
L’attività degli agenti ha portato all’arresto in flagranza, di due coniugi mazaresi per cessione e detenzione ai fini di spaccio di cocaina ed eroina: si tratta di Nicola Asaro, di 57 anni, e Ignazia Basone, di 45 anni. Dopo un’attenta analisi del territorio l’abitazione dei due era già stata individuata dagli investigatori come possibile epicentro di una massiccia attività di spaccio. Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, all’interno di essa, era stato allestito un vero e proprio bunker, con tanto di cancello di accesso sempre accuratamente chiuso, onde poter adottare tutti gli accorgimenti necessari per disfarsi degli stupefacenti in caso di controllo delle Forze di Polizia. Da qui la predisposizione un complesso dispositivo attraverso con servizi di appostamento e pattugliamento del quartiere. Nella sola giornata di ieri sono state decine le cessioni di droga documentate. Per avere la prova schiacciante di quanto ipotizzato, i poliziotti hanno comunque identificato due soggetti che ritenevano probabili clienti e in entrambi i casi l’esito è stato positivo: hanno, infatti rinvenuto altrettante dosi di eroina, acquistate presso l’abitazione della coppia. Agli acquirenti è stata dunque contestata la violazione, con relativo sequestro amministrativo, per il possesso per uso personale di sostanza stupefacente. Infine, per confermare definitivamente il già ricco quadro probatorio, nella tarda serata hanno fatto irruzione nella casa; la perquisizione ha permesso di trovare e sequestrare penalmente circa 4 grammi di cocaina e 3 di eroina, un bilancino di precisione ed altri oggetti inequivocabilmente destinati al confezionamento delle dosi, un’elevata somma di denaro, soprattutto in banconote di piccolo taglio, ritenute provento dello spaccio. È così scattato l’arresto in flagranza.