Diciotto ore di serrate indagini e di meticoloso controllo delle immagini della videosorveglianza. I carabinieri hanno quindi sentito parecchi testimoni e hanno proceduto al fermo di Andrea Cangemi, partinicese di vent’anni, indagato per la morte del suo coetaneo e concittadino, Francesco Bacchi. L’arrestato, che dopo un lungo interrogatorio avrebbe confermato di avere preso a calci e pugni la vittima ma di non volere uccidere, è stato accusato di omicidio preterintenzionale.
La tragedia si è consumata intorno alle tre della notte fra sanato e domenica, in via Palermo, a Balestrate, a due passi dalla discoteca ‘Medusa’ che, da poco tempo, funziona nei locali del Baglio Abate. Una rissa che avrebbe coinvolto soprattutto partinicesi e che avrebbe visto Francesco Bacchi morire subito dopo il suo arrivo in ospedale a causa di gravissime lesioni alla testa. Secondo la ricostruzione dei carabinieri la morte sarebbe stata provocata da alcuni violenti calci alla testa e dal colpo subito sul selciato per una caduta a terra. Francesco Bacchi, 20 anni, porta un cognome molto pesante. Il padre Ninì, infatti, è definito il ‘re delle scommesse on line’, coinvolto nell’indagine ‘Game Over’.
I primi accenni della rissa si sarebbero verificati all’interno della discoteca, anche se i titolari hanno smentito tali ipotesi, e poi le colluttazioni si sarebbero scatenate all’esterno. Calci, pugni e strattonamenti resi violentissimi, probabilmente, dal solito terribile mix di stupefacenti a e alcol. Le indagini della compagnia carabinieri di Partinico vanno avanti senza sosta e stanno facendo chiarezza sugli altri giovani che avrebbero preso parte alla rissa con coinvolgimento o meno nella morte del partinicese.
Francesco Bacchi è la seconda vittima della ‘mala movida’, a Balestrate, in meno di un anno e mezzo. Nell’agosto del 2022, infatti, poco meno di un anno e mezzo fa, un altro giovane, Vincenzo Trovato, morì per dissanguamento dopo una coltellata subita durante una rissa. Proprio alcuni giorni fa per quest’altra tragedia è stata emessa la sentenza di primo grado e il castelvetranese Gianvito Italiano, da anni residente in Lombardia, ha subito una condanna a dieci anni di reclusione. Il pubblico ministero aveva invece richiesto 16 anni e otto mesi.