Mafia, sequestro di beni al “prufissuri”

0
674

PACECO – Lo chiamano “u prufissuri” per la sua laurea e la lunga militanza da insegnante nelle scuole medie prima e poi nelle vesti anche di dirigente scolastico. Di lui sembrava si fossero perse le tracce, da quando esattamente aveva deciso di diventare dipendente di una tabaccheria ufficialmente di proprietà del figlio. Ma oggi il nome di Filippo Coppola, nato in Tunisia ma da sempre residente a Paceco, torna a circolare prepotentemente nelle stanze delle Procura di Trapani.  E’ infatti destinatario di un maxisequestro da tre milioni di euro che è stato eseguito dalla direzione investigativa antimafia trapanese. Secondo gli inquirenti è rimasto organico e ben allineato all’interno di Cosa nostra. Tutto racchiuso in un faldone d’inchiesta con tanto di intercettazioni ambientali e pedinamenti: secondo i carabinieri Coppola avrebbe ancora oggi strette relazioni con soggetti anche loro condannati per appartenenza o vicinanza all’associazione mafiosa, come Michele Mazzara e Giuseppe Maiorana, uomini del clan del capo mandamento Vincenzo Virga. Oggi il sequestro dei suoi beni è frutto proprio di tutta questa serie di indagini che hanno portato la Dia a ritenere che u prufissuri sia organico a Cosa nostra trapanese. Il suo passato è altrettanto chiaro sotto questo aspetto: è stato condannato a 7 anni per associazione mafiosa, poi è stato destinatario di una prima misura di prevenzione. Adesso è scattato il sequestro dei beni, cui si accompagna una nuova proposta di applicazione della sorveglianza speciale. Ad essere stati sequestrati immobili, conti correnti, libretti bancari e postali, buoni fruttiferi, terreni: valore complessivo tre milioni di euro. Il sequestro dei beni ha colpito possedimenti intestati a figli e parenti stretti. U prufissuri è stato organico ad una delle famiglie storiche e anche testimone di guerre di mafia pesantissime che hanno decimato le cosche della provincia trapanese a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. A quanto pare era stato il boss mazarese Mariano Agate, in fortissima ascesa negli anni 2000, ad averlo messo in disparte ma poi, a quanto pare, l’attuale latitante Matteo Messina Denaro lo avrebbe riabilitato. La Dia mette in risalto un quadro davvero inquietante: Coppola risultava dipendente della tabaccheria semplicemente come “copertura”: il suo incarico era quello di operare versamenti sui conti correnti dell’impresa del figlio, in questo modo avrebbe giustificato versamenti che sennò non sarebbero stati giustificabili. Non solo: anche le produzioni agricole della zona erano in mano della famiglia Coppola, tanto che avrebbero imposto sul mercato i prezzi. Non poteva poi mancare la forte relazione che aveva con la politica  che gli avrebbero anche fruttato finanziamenti dall’Agea, l’agenzia che si occupa di fondi per l’agricoltura. Intercettato quando era in carcere, fu ascoltato interessarsi alle vicende elettorali dell’attuale deputato regionale Paolo Ruggirello, quando questi era candidato al Consiglio comunale di Erice, delle faccende politiche dell’ex vice presidente della Regione, Bartolo Pellegrino: nel movimento da questi fondato, Nuova Sicilia, aveva nel frattempo fatto candidare propri parenti.