Lo scempio di Monte Bonifato

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    di Antonio Pignatiello

     

     

    C’è poco da fare, Monte Bonifato interessa solo quando succedono tragedie e poi inizia la scena del lutto collettivo ma lì si ferma. Anni fa ci fu un altro grande rogo che attaccò e distrusse gran parte della Montagna e della sua splendida vegetazione. Ci fu l’interesse del mondo politico, ambinetalista, amministrativo. Promesse di controlli e coordinamento tra Vigili, Istituzioni, Ambientalisti, cittadini. Non se ne fece niente. Non se n’è fatto niente nemmeno ora in pratica se non assistere impotenti, e quasi come ad uno spettacolo, lo scempio delle fiamme. Eppure Monte Bonifato ha una grande tradizione religiosa come il Santurario della Madonna dell’Alto sempre tenuto in perfetto ordine e con la cerimonia dell’8 settembre, ha estimatori di footing, pic nic, amanti dela natura, c’e’ un reperto archeologico di prima grandezza come la Funtanazza, scavi archelogici hanno consentito di scoprire che sotto la pineta c’è una vasta città medievale, insediamenti urbani che interessano le accademie e gli amatori dell’archeologia e della propria storia ma bisogna dire la verità: Monte Bonifato è astrusa agli alcamesi che indirizzano i loro interessi, e i loro godimenti, verso il mare, tranne pochi esempi e amanti dela montagna.

     

    Alimentate dallo scirocco le fiamme sabato hanno cominciato a divorare la Montagna gran passaggio e spiegamento di mezzi e uomini dei Vigili del Fuoco, della forestale, della protezione Civile, dei Carabinieri, della Polizia, dei Vigili urbani eche hanno lavorato. Cittadini stavano a guardare la colonna di fumo come quella di un vulcano che annunciava lo scempio. A rischio le case, le abitazioni, le persone, la vegetazione in fumo che proprio un paio di giorni prima aveva ricevuto un primo attacco. La notte con i mezzi dei Vigili del Fuoco ancora a intervenire per focalai e Monte Bonifato che sembrava la collina dell’Inferno con i focolai ancora accesi.

     

    Oggi di nuovo si sentono strumentalizzazioni e cose un po fuori posto. Per esempio, come dice Francesca De Luca, già Direttore dell’Azienda Forestale, i Forestali turnisti non c’entrano nei sospetti sentiti in giro. Ma sopratutto che la proprietà dela Montagna è del Comune di Alcamo e la gestione soltanto della provincia di Trapani. C’è un’ordinanza del Comune che impone ai privati e alle Istituzioni preposte di tenere pulita la zona privata di appartenenza da erbacce e legname secco che diventa, spece in stagioni caldissime come questa appena passata, un pericolo, una bomba ecologica innescata. La De Luca, oggi presidente dell’associazione Fare Ambiente, dice anche che ora con gli alberi bruciati ci sarà l’ulteriore rischio idrogeologico per le piogge che non tenute a freno dalle radice degli alberi si riverseranno a valle e nelle abitazioni che si trovano sotto, da Viale europa in giù.

     

    A rischio sabato e domenica, poi è venuta la pioggia a scongiurare ulteriori guai, le abitazioni e le vite umane oltre alla vegetazione, il santurario, i tralicci delle televisioni, le antenne, la strada, la fauna, insomma tutto, uno scempio anunciato forse e molto probabilmente le strumentalizzazioni politiche di queste ultime ore su interventi e urla di pianto a battersi il petto da parte di chi non si è quasi mai, se non mai, interessato della Montagna se con indifferenza, sembrano patetivhe. Resta il fatto che il problema degli incendi che ha caratterizzato la Sicilia in questi giorni sono simili a quelli degli anni passati. Ora saranno le autorità competenti, se ne saranno in grado ovviamente, di far sapere e capire se è stato un incendio doloso o di autocombustione o di peggio, magari un atto intimidatorio. I roghi che hanno colpito la Sicilia in questo terribile week end e quelli che hanno colpito Castellammare, lo Zingaro, così come negli anni scorsi, la dice lunga sulle responsabilità civili e politiche, oltre che sociali, di cose simili. Ora vanno trovate le responsabilità magari anche indirette come quelle di chi doveva tenere pulita la zona di Monte Bonifato e non al solito andare a urlare, creare coordinamenti e presentare spiegazioni e interventi che poi, come in passato, non hanno alcuna continuità e attuazione.

     

    Resta la visione incredibilmente tragica della splendida pineta, tra le più belle della Sicilia, oggi ferita non a morte perchè si roprenderà ma si riprenderà per la natura che si autoricicla e non a quanto pare, com’è stato in passato, per la bocca larga del mondo politico che è in grado di emettere aria a momenti inopportuni e come al solito sa fare bene, cioè granchè di niente.