“L’Isola che non c’è”. L’ alcamese Bonventre e la moglie rinviati a giudizio

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L’alcamese Damiano Bonventre e la moglie Liliya Koshuba, nata in Uzbekistan, figurano tra i quattordici imputati rinviati a giudizio nell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, denominata “L’isola che non c’è” sulla presunta truffa dello “Stato teocratico antartico di San Giorgio”. Damiano Bonventre è ritenuto da chi indaga il capo dell’organizzazione. E’ da sei mesi ai domiciliari nella sua abitazione del Corso VI Aprile di Alcamo, mentre la moglie è rimasta in Uzbekistan, dove si trovata durante il blitz dello scorso  di agosto. Trenta gli indagati residenti in varie città italiane e anche all’estero, comparsi davanti al Gip Gabriella Pede della Terza sezione penale del tribunale di Catanzaro. Stralciata la posizione dell’avvocato alcamese Saro Lauria per il quale il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione.

Il processo per i rinviati a giudizio avrà inizio il prossimo 28 marzo. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio, esercizio abusivo di una professione, favoreggiamento e falso. A capo dell’organizzazione, secondo la Procura, ci sarebbe stato l’alcamese Damiano Bonventre, 72 anni, difeso  dall’ avvocato Anselmo Mancuso del foro di Catanzaro. La moglie “latitante”. difesa dall’avvocato d’ufficio Gianluca De Vito di Catanzaro. Per Lauria, aveva già scritto scrive il Pm “non si ravvisano indizi di colpevolezza e la sua consulenza legale, fornita da soggetto abilitato, non appare sintomatica di illiceità”.

Lauria nel 2014 aveva presentato un lodo, in qualità di legale di Bonventre nel procedimento civile legato alla nascita nel 2015  dell’associazione “Stato Antartico di San Giorgio” sulla quale si espresse il tribunale di Napoli. Lauria ha svolto la sua professione di avvocato. Da qui  la richiesta quindi di archiviazione. L’indagine  prese avvio il 7 aprile 2021 da una perquisizione che si è svolta in un immobile di Catanzaro che costituiva la sede diplomatica dell’autoproclamato ‘Stato Teocratico Antartico di San Giorgio’. A seguito degli approfondimenti investigativi e fatte salve successive valutazioni sull’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità, in sede ora processuale, sarebbe emersa l’esistenza di un’associazione attiva su tutto il territorio nazionale e avente i principali nuclei territoriali a Catanzaro, Alcamo e Teramo, finalizzata alla commissione di truffe basate sul raggiro in merito all’esistenza dello “Stato Teocratico Antartico di San Giorgio” come soggetto dotato di un’autonoma sovranità.