L’ex senatore trapanese, D’Alì ritorna in Cassazione. Udienza prevista ad ottobre

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L’ex senatore trapanese Tonino D’Alì, coinvolto nel processo che lo vede imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, torna per la seconda volta in Cassazione. D’Alì, che dal 2001 al 2005 aveva anche ricoperto la carica di sottosegretario dell’Interno, era già finito davanti la Suprema Corte che, in quella circostanza, annullò con rinvio, ad un nuovo processo di appello, la sentenza con la quale l’ex senatore era stato assolto per le accuse successive al 1993 e prescritto per i reati contestati per il periodo precedente. Nel primo processo il gup di Palermo lo aveva assolto, dichiarando prescritti gli eventuali reati compiuti in un periodo precedente a quella data: tra questi, vi era la compravendita fittizia di un terreno in contrada Zangara, “diretta da Matteo Messina Denaro”, come raccontato dal pentito Francesco Geraci.

Quest’ultimo, infatti, durante un processo svoltosi a Trapani nel 1996 per diffamazione, aveva raccontato di avere intrattenuto rapporti con D’Alì al fine di ottenere la restituzione in contanti dei pagamenti che aveva ricevuto con degli assegni. La stessa versione fu poi confermata dal fratello, Tommaso Geraci. Un buco nell’acqua perché quell’inchiesta fu poi archiviata dalla Dda  di Palermo per non aver potuto identificare in D’Alì l’uomo indicato dai due fratelli. Esattamente un anno fa, a luglio 2021, la Corte di Appello di Palermo lo aveva condannato a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, a fronte della richiesta di condanna avanzata dalla Procura generale a 7 anni e 4 mesi.

Centotrentonno pagine che riassumevano i rapporti consolidati tra l’imputato di Forza Italia  con i Messina Denaro (in particolare con Don Ciccio, campiere dei terreni della famiglia D’Alì e con il figlio Matteo). Secondo la Procura, “D’Alì, ha manifestato la propria disponibilità verso Cosa Nostra dai primi anni ‘80 del secolo scorso fino agli inizi dell’anno 2006 e non vi è prova di una condotta di desistenza dell’imputato, incompatibile con la persistente disponibilità ad esercitare le proprie funzioni ed a spendere le proprie energie in favore del sodalizio mafioso”.  La prossima udienza in Cassazione è prevista per l’11 ottobre.