Le Maioliche al Museo Pepoli

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Venerdì 22 marzo alle ore 17,00, nei locali del Museo “A. Pepoli” di Trapani verrà inaugurata la mostra Maioliche siciliane svelate dopo 50 anni di oblio, promossa dall’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, aperta al pubblico sino al 5 maggio 2013. L’evento è reso possibile grazie alla sponsorizzazione della ditta “Athena Antichità”, di Emanuela, Stefano e Michele Tortorici, tradizionalmente attenta alla conservazione, alla conoscenza ed al recupero del patrimonio culturale siciliano. Dil recente evento espositivo dedicato al pittore palermitano Giovanni Lentini, realizzato al Museo Pepoli grazie al sostegno del medesimo sponsor, si rinnova con successo una forma di sinergia tra pubblico e privato, in un più ampio progetto di tutela e recupero di beni rappresentativi della storia e della cultura  del territorio.

 

La mostra, a cura di Valeria Li Vigni, intende valorizzare e restituire alla fruizione una parte significativa della ricca collezione di maioliche siciliane del Museo da più di mezzo secolo condannata all’oblio. La disponibilità di spazi espositivi nell’ampia sala progettata da Franco Minissi per i coralli trapanesi, resa possibile grazie al trasferimento temporaneo delle opere alla mostra I grandi capolavori del corallo, in corso di svolgimento a Catania, ha consentito infatti di riportare alla luce una selezione di trentotto manufatti, rappresentativi della produzione delle fabbriche siciliane di Caltagirone, Sciacca, Burgio e Trapani tra il XVI e gli inizi del XIX secolo.

 

Il visitatore avrà l’opportunità di mettere a confronto gli stili ed i temi decorativi delle quattro scuole isolane: dalla ceramica trapanese, contraddistinta dall’impiego della “corona robbiana” in verde con frutti e fiori, a quella saccense, caratterizzata, negli esemplari più antichi, da raffinati decori a motivi vegetali ispirati a modelli veneziani; dalle ceramiche di Burgio, vicina ai modelli palermitani e saccensi, in cui ricorre la classica decorazione a treofei di ispirazione tardo-rinascimentale, alla ceramica calatina, con la sua multiforme produzione che va dagli esemplari più antichi, ispirati a modelli spagnoli e genovesi, a quelli più recenti, con decorazioni floreali in rilievo plastico.

Gli oggetti in mostra (albarelli, rocchetti, bocce, cilindroni, bottiglie), in gran parte destinati alla conservazione di medicamenti, facevano parte dei corredi vascolari delle “spezierie”, ove i preziosi vasi trovavano collocazione, spesso in modo scenografico, sugli scaffali di severi armadi lignei.