“La Coscienza di Zen-O”, nuove accuse all’ex preside Lo Verde. Proseguono le indagini

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Dietro la facciata di scuola, nel quartiere più difficile di Palermo, c’era una gestione corrotta che premiava il “Cerchio Magico” di insegnanti e personale amministrativo che accettava e guadagnava migliaia di euro, coprendo le irregolarità di Preside e Vice Preside nell’ottenere fondi europei: questo quanto riportato ai procuratori europei, Amelia Luise e Geri Ferrara, da parte di altre tre insegnanti della scuola “Giovanni Falcone” di Palermo.

Queste ultime hanno confermato ciò che accadeva all’interno dell’istituto comprensivo dello Zen sotto la gestione dell’ex preside, Daniela Lo Verde arrestata lo scorso aprile per corruzione e peculato insieme al suo Vice, il salemitano Daniele Agosta e alla dipendente di una ditta di computer, Alessandra Conigliaro.

L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo e denominata “La Coscienza di Zen-O”, ha consentito di accertare l’esistenza di un centro di interessi illeciti, radicato all’interno dell’istituto scolastico palermitano, formato dalla preside e da professionisti privati che, in concorso fra loro, si sarebbero resi responsabili della gestione illecita di fondi di spesa pubblici, sia nazionali che europei, nell’ambito di vari progetti scolastici.

Chi non si adeguava al meccanismo per gonfiare i progetti finanziati con fondi europei, veniva estromesso da ogni attività, chi non dimostrava fedeltà “alla causa” non partecipava ai PON che mediamente per un insegnante significavano dai 200 ai 400 euro in più al mese, mentre per i dirigenti scolastici le cifre raddoppiavano.

Dieci gli illeciti progetti già scoperti dagli inquirenti: dalle false fatturazioni chieste ai fornitori, all’inserimento fittizio di alunni disabili per gonfiare i costi del progetto, dall’aumento del numero dei partecipanti ai finti incarichi a figli e parenti per ottenere compensi non dovuti.

La dirigente scolastica Lo Verde, nota esponente dell’antimafia, si sarebbe inoltre appropriata, insieme ai suoi collaboratori, di cibo per la mesa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iphone, destinati agli alunni e acquistati con finanziamenti europei. Sotto inchiesta anche i buoni spesa per le famiglie in difficoltà durante il lockdown per accertare se i pacchi siano realmente arrivati ai bisognosi dello Zen e non nella spesa dell’ex preside.