‘Isola che non c’è’, sollevata territorialità per l’alcamese Bonventre. Processo a Trapani o a Teramo?

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Potrebbe essere trasferita al tribunale di Trapani la posizione processuale di Damiano Bonventre, l’alcamese di 72 anni, accusato di essere uno dei capi e dei fondatori dello stato teocratico antartico di San Giorgio, nazione farlocca attraverso la quale sarebbero state truffate almeno 700 persone. Anselmo Mancuso, avvocato del foro di Catanzaro che assiste Bonventre, ha infatti sollevato per il suo cliente l’eccezione di competenza territoriale. Secondo il legale, l’ex ufficiale del corpo militare della Croce Rossa Italiana, dovrebbe essere processato a Trapani o a Teramo, province nei cui territori si troverebbero due delle tre sedi diplomatiche della finta nazione. Il giudice dovrà pronunciarsi sull’eccezione nell’udienza di domani, 25 maggio. Nel corso del processo lo stesso avvocato Mancuso ha rinunciato alla difesa della moglie di Bonventre, rimasta irreperibile in Uzbekistan, suo paese di nascita. Alla donna è stato assegnato d’ufficio l’avvocato Gianluca De Vito.

Il processo, la ci prossima udienza è appunto domani, ha avuto inizio il 28marzo scorso. Quattordici gli imputati fra le 23 persone coinvolte nella vasta inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro denominata “L’isola che non c’è”. Quattro hanno chiesto l’abbreviato sul quale dovrà pronunciarsi il GUP Gabriella Pede. Tre persone hanno invece fatto richiesta di patteggiamento. Stralciate per vizi procedurali le posizioni di altri due indagati, Philip Chircop, settantunenne di Malta e Anna Maria Mazzaglia, 70 anni di Rometta, piccolo centro alle porte di Messina. Sono invece andati al processo ordinario, oltre all’alcamese Damiano Bonventre di 72 anni e alla moglie, l’uzbeka Liliya Koshuba, 66enne, i calabresi Silvio Deni, Fabrizio Barberio, Mimmo Bruno, Luigi Ciambrone, Lorella Cofone, Nicola Pistoia e Carmina Talarico, il vicentino Manuel Casara, i teramani Federico Lombardi e Roberto Petrella, il milanese Luigi Achille Martinucci e il romano Roberto Santi. Tra i patteggiamenti quello dell’ex Generale della Guardia di Finanza Mario Farnesi, viareggino, ritenuto, assieme a Bonventre, uno dei vertici dello stato farlocco e delle relative truffe