IPAB Mangione, conti in rosso e rischio sospensione della convenzione con il Comune di Alcamo

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L’IPAB ‘A. Mangione’ di Alcamo conosciuta ai più come ‘Boccone del Povero’, la più antica istituzione assistenziale della città, è di nuovo a un passo dal collasso. Dopo anni di bilanci in sofferenza e un debito complessivo che sfiora 1,8 milioni di euro, adesso anche il Comune di Alcamo ha comunicato la possibile interruzione delle convenzioni per l’ospitalità di anziani e disabili psichici, che scadranno il 30 giugno prossimo. In una nota inviata all’IPAB, il dirigente del settore Servizi alla Persona Maria Pia Motisi ha fatto sapere che, in assenza di un DURC regolare, cioè del certificato che attesta la regolarità contributiva di un ente, non sarà possibile prorogare l’accordo.

Il Comune ha dato tre giorni di tempo all’Ente per comunicare se intenda comunque mantenere gli ospiti attuali senza alcun onere pubblico. In caso contrario, l’Ufficio sarà costretto a informare famiglie, amministratori di sostegno e a procedere al trasferimento degli ospiti in altre strutture. Intanto, dall’1 settembre 2023, la ‘Mangione’ è sotto commissariamento regionale: a guidarla è Rosario Candela, funzionario dell’assessorato regionale alla Famiglia. Candela ha ereditato un Ente in forte crisi, le rette e gli affitti degli immobili di proprietà riescono a malapena a coprire l’ordinario, non certo il debito pregresso.

Tra i creditori figura anche il Comune stesso: oltre 70.000 euro di debiti legati a IMU e TARI. Nel maggio del 2024 Candela aveva chiesto al sindaco Domenico Surdi, la rimessione dei crediti o almeno una riduzione di sanzioni e interessi, al fine di salvaguardare la continuità aziendale dell’Ente e i posti di lavoro degli operatori. Il commissario aveva inoltre fatto appello alla Banca Don Rizzo per ottenere una linea di credito straordinaria, vincolata al pagamento delle rate della “rottamazione” dei tributi. Mentre le IPAB siciliane affondano sotto il peso di decenni di mala gestione e ritardi istituzionali, il rischio concreto è che anche una realtà simbolo del welfare alcamese vada incontro alla chiusura, lasciando senza assistenza i più fragili e senza lavoro decine di operatori.