A Pantelleria, sono stati quasi 200 gli ettari di macchia mediterranea distrutti dall’incendio di qualche giorno fa. La quarta isola italiana per ordine di grandezza che lo scorso anno, in analogo periodo e medesimo luogo, venne colpita da una tromba marina che provocò ingenti danni al territorio e alle abitazioni. Di origine vulcanica l’Isola è una vera perla nera del Mediterraneo, ricca di vegetazione con aspetti naturalistici unici al mondo per diversità e aspetti. “La straordinaria fertilità della terra vulcanica unità al clima caldo umido hanno favorito i processi di coltivazione rendendo l’isola un vero giardino in mezzo al mare”. Lo ha affermato l’architetto Giuseppe Bellanca, dell’Archeoclub D’Italia di Pantelleria. Archeoclub rilancia quindi il forte appello alla tutela del patrimonio ambientale come patrimonio culturale dell’Italia.
Un altro appello è stato invece lanciato, sempre all’indomani dei anti roghi che hanno devastato il territorio, dai frati francescani di “Santa Maria di Gesù” di Alcamo. Una lettera che punta al risveglio delle coscienze e alla tutela dell’ambiente in piena linea con il Laudato sì. “Come francescani chiediamo a noi stessi di sconfiggere l’indifferenza dentro di noi, chiediamo ad ognuno e alle istituzioni di vincere la stessa indifferenza che ci impedisce di vivere a pieno la nostra umanità”. Gli incendi nelle giornate più calde e ventose della scorsa settimana non hanno riguardato soltanto Pantelleria. Da Roma sono arrivati nei giorni scorsi gli specialisti del NIAB, Nucleo Informativo Antincendio Boschivo dei carabinieri, che hanno fatto numerosi rilievi e acquisito reperti per individuare i responsabili di tali tragedie ambientali.
I roghi non hanno interessato soltanto l’isola pantesca ma hanno anche seriamente colpito il bosco di Monte Polizo a Salemi, gli alberi di Scorace, in territorio di Buseto Palizzolo, una parte dell’Angimbè e molte zone di Calatafimi dove sono stati distrutti un paio di capannoni aziendali e danneggiata anche la chiesa Madre. “Siamo pronti a collaborare con le istituzioni preposte, – si conclude l’appello dei francescani alcamesi – in una prospettiva di prossimità, affinché i nostri boschi, il monte Bonifato, gli spazi verdi siano rispettati in quanto creato che rimanda a quel creatore a cui crediamo e a cui affidiamo le nostre povere esistenze. Aderiamo al momento di riflessione e per noi di preghiera che si terrà sabato mattina al Bosco Scorace, emblema della devastazione di questi giorni”.