Giovanni Brusca è ancora “socialmente pericoloso”. Disposta la sorveglianza speciale

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Lo chiamavano “u verru” (il porco) oppure lo “scannacristiani”: Giovanni Brusca, responsabile di oltre 100 omicidi e scarcerato il 31 maggio 2021,  dopo 25 anni di detenzione, è stato adesso sottoposto alla sorveglianza speciale perché ritenuto ancora “socialmente pericoloso”. Una disposizione emessa dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e che rispetto alla notizia pervenuta un anno, fa circa la sua scarcerazione, non desta, forse, così tanto stupore. Del resto, vero è a tutti è concesso un barlume di redenzione, fosse solo spirituale, ma è difficile pensare che un uomo del suo calibro, responsabili dei più atroci delitti di mafia, possa considerarsi del tutto innocuo a quella che per lui è stata l’attrattiva di una vita.

Membro di spicco di Cosa Nostra, entra nella cosca all’età di 19 anni dove inizia far parte di un gruppo diretto da Totò Riina e nel 1983, insieme ad Antonino Madonia, prepara l’autobomba della  Fiat 126 verde, imbottita con 75 kg di esplosivo ed  usata il 19 luglio di quell’anno a Palermo per uccidere il giudice Rocco Chinnici, ideatore del pool antimafia. Dopo un anno di latitanza, inizia nel 1992 la guerra allo Stato e Brusca, divenuto uno dei killer più spietati della mafia, uccide il capo della Famiglia di Alcamo, Vincenzo Milazzo e, nello stesso anno, coordina i preparativi della strage di Capaci in cui muoiono il giudice Giovanni Falcone, insieme alla compagna, Francesca Morvillo e ai  tre uomini della scorta: sarà sempre lo “scannacristiani a spinge materialmente il tasto del radiocomando.

Seguono episodi dello stesso tenore come quello del rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, barbaramente ucciso in un casolare bunker a San Giuseppe Jato. Dopo l’arresto avvenuto nel 1996, inizia a collaborare con gli investigatori e nel 2000, ottiene lo status di collaboratore di giustizia che gli consente di lasciare il regime del 41-bis e il  31 maggio 2021, a 64 anni, Giovanni Brusca esce dal carcere grazie ai benefici previsti per i collaboratori “affidabili”. Ma fino a che punto?