Giovanni Brusca, autore di tani delitti e stragi, torna libero

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Si è autoaccusato di decine e decine di delitti. Ha sciolto nell’acido un bambino di 12 anni tenuto prigioniero a lungo ed ha subito indicibili sofferenze. Solo per questo reato avrebbe dovuto rimanere in carcere a vita e una volta nelle patrie galere buttare la chiave a mare. Invece Giovanni Brusca, affiliato a cosa nostra a 19 anni,  il boia di Capaci, il capomafia che azionò il telecomando che innescò l’esplosione il 23 maggio del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, è libero. A fine maggio sono trascorsi i 4 anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, ultimo debito con la giustizia del boss di San Giuseppe Jato che si è macchiato di decine di omicidi e che , dopo l’arresto e dopo un primo falso pentimento, decise di collaborare con la giustizia.

Pochi anni di carcere rispetto ai delitti commessi con Giovanni Brusca diventato anche scrittore attorno a un libro: “Uno così, Giovanni Brusca si racconta,” edito dalle edizioni San Paolo e scritto da don Marcello Cozzi. Una biografia di uno dei killer più spietati di Cosa nostra, l’uomo che ha confessato di avere premuto il pulsante del radiocomando che diede vita alla strage di Capaci, quello che ha ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo e che in carcere ha deciso di collaborare con la giustizia. Un libro uscito lo scorso 20 settembre, ma che ha sollevato un polverone. In tutto ha scontato 25 anni di carcere: roventi polemiche seguirono la sua scarcerazione e la decisione di sottoporlo alla libertà vigilata. Brusca continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione. A Palermo, numerosi mafiosi condannati sono stati rilasciati ho avuto permessi premi a seguito di buona condotta, annullamenti di processi o di scadenza dei termini di custodia cautelare,  suscitando un’ondata di discussione e preoccupazione, mentre magistrati non nascondono la loro preoccupazione perchè i clan si stanno riorganizzando. Ora uno dei più spietati killer di Totò Riina, cresciuto a san Giuseppe Jato in una famiglia di mafiosi, cioè Giovanni Brusca, soprannominato “u verru” il maiale, nonostante i tanti crimini è tornato libero. Indignazioni e proteste per questa nuova situazione che riguarda Giovanni Brusca. Continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione.