Ergastolo per Borgia, omicidio crudele. Risarcimento per famiglia Di Piazza

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La sentenza è quella che i familiari di Ana di Piazza e ‘intera piccola comunità di Giardinello si attendevano. Ergastolo per l’imprenditore partinicese Antonino Borgia che, nel novembre del 2019, uccise con inaudita efferatezza (dieci coltellate all’addome e anche bastonate) la giovane di origini romene che era stata dottata da una famiglia giardinellese. L’uomo, che aveva una relazione extraconiugale con la giovane, era stato già condannato in primo grado al carcere a vita ma poi in appello, con sentenza emessa il 7 ottobre del 2022, ricevette uno sconto di pena per il venir meno delle aggravanti. Il giudizio di secondo grado venne però annullato dalla cassazione con rinvio ad altra sezione della corte d’appello ed ora è arrivato nuovamente l’ergastolo che ha ribadito le aggravanti per l’imprenditore partinicese: procurato aborto, la ragazza infatti era incinta; premeditazione, motivi abbietti e crudeltà. Contro Borgia si erano costituiti parte civile la madre della vittima, assistita dall’avvocato Angelo Coppolino, il fratello, rappresentato dall’avvocato Antonino Scianna, le associazioni “Insieme a Marianna” e “Don’t worry”, patrocinate dall’avvocata Alessandra Inguaggiato. Secondo le indagini coordinate all’epoca dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Chiara Capoluongo, Antonino Borgia – sposato e padre di tre figli – quella mattina avrebbe pianificato di sbarazzarsi dell’amante rimasta incinta e diventata scomoda. L’uomo – come documentato da alcune telecamere di sorveglianza – aveva accoltellato a più riprese la vittima, che era anche riuscita a scappare prima di essere riacciuffata, ricaricata nel furgone dell’imprenditore, e poi finita con un colpo alla testa. Il cadavere era stato poi sepolto in campagna e Borgia era tranquillamente andato prima dal barbiere, poi al bar e persino al commissariato di Partinico perché aveva bisogno di alcuni documenti.