Elisoccorso e ambulanze in Sicilia, medici ritirano disponibilità. Caos dal 1° marzo?

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La riunione convocata in assessorato a Palermo per raggiungere un’intesa con medici rianimatori e infermieri, ha invece ottenuto l’effetto contrario. Nessun accordo fra i sanitari e l’assessorato regionale alla salute sull’aumento del compenso alla luce del contratto nazionale di lavoro. La Regione a proposto un incremento del 20% ma i rappresentanti dei sanitari lo hanno ritenuto veramente basso e ben al di sotto della tariffa di 80 euro all’ora prevista per le prestazioni aggiuntive. I medici rianimatori della provincia di Trapani e quelli della provincia di Caltanissetta hanno quindi già inviato una lettera alla presidenza regionale del servizio di assistenza e al direttore della centrale operativa comunicando che da venerdì prossimo, primo marzo, ritireranno la loro disponibilità alla turnazione sulle ambulanze medicalizzate e sull’elisoccorso.

I medici anestesisti-rianimatori, infatti, ritengono l’aumento proposto dalla Regione non proporzionato al livello della prestazione professionale e al rischio lavorativo come invece riconosciuto – si legge in una nota – da tutti i servizi sanitari delle altre regioni d’Italia. L’assistenza e il soccorso sanitario né i casi più delicati di emergenza-urgenza rischia quindi di fermarsi da venerdì prossimo sia nel nisseno che nel trapanese. Non soltanto quindi seri rischi per l’utenza ma anche il possibile ingolfamento dei pronto soccorso nei quali le ambulanze, a causa della mancanza del medico rianimatore, dovranno portare praticamente tutte le persone che chiamano il 118.

Fino ad oggi gli infermieri che operano nell’emergenza non hanno ancora deciso alcuna protesta anche per evitare che il servizio vada completamente in tilt. Stanno però valutando la possibilità di avviare forme di protesta contro la proposta di irrisorio aumento dei compensi avanzata dall’assessorato regionale alla salute. Venti per cento che porta il pagamento orario dei medici anestesisti-rianimatori da 43 a 51 euro contro gli 80 previsti dal contratto nazionale di lavoro. Una protesta che scaturisce anche dalla sperequazione fra tale cifra e quella che invece riguarda i cosiddetti ‘gettonisti’, medici anche giovanissimi e di poca esperienza, che a chiamata coprono i servizi vacanti nei reparti ospedalieri guadagnando, per 12 ore lavorative, anche 1800 euro per un solo turno.