DPCM su “fase 2”, il comune di Trapani si mette di traverso. Pronto a impugnare il provvedimento

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Il comune di Trapani intende impugnare il DPCM del 26 aprile scorso, quello sulla cosiddetta fase 2. Il sindaco Giacomo Tranchida e l’assessore agli affari legali, Dario Safina, hanno quindi conferito all’ufficio legale dell’ente il relativo incarico per contestare la proroga della chiusura delle attività commerciali, artigianali e dei servizi, la cui ripresa è fissata in alcuni casi il 18 maggio e altri il primo giugno.

La scelta d’impugnare il DPCM parte da due presupposti importanti, il primo attiene alla constatazione che nelle ultime settimane, in Sicilia ed in Provincia di Trapani, si registra una diminuzione sensibile della diffusione del virus e l’assenza di una pressione sul nostro sistema sanitario; il secondo riguarda la grave situazione economica in cui si trovano gli imprenditori dei settori interessati che costituiscono la fonte principale di sostentamento nonché il motore dell’economia trapanese.

Il ricorso non rappresenta un insensato “libera tutti” – ha spiegato il sindaco di Trapani – ma la possibilità per le attività imprenditoriali di riavviare i motori, al fine di consentire alle tante famiglie trapanesi di ritornare alla dignità del lavoro senza abbandonare il rispetto delle norme di sicurezza e della prudenza, che sono state individuate dai competenti organismi. Il primo cittadino, Giacomo Tranchida, ribadisce quanto già affermato nella nota del 27 aprile indirizzata al governo nazionale e alla Regione in cui si chiedono interventi precisi per il settore turistico trapanese esplicitando la necessità urgente di riapertura delle attività nello slogan #LavoroéSalute.

“Le scelte governative devono contemplare misure adeguate alla reale situazione, non è apprezzabile la scelta di chi tratta tutti nella stessa maniera, quando la situazione è totalmente diversa”. Con il ricorso contro il provvedimento che definisce proprio misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale l’amministrazione Tranchida vuole proprio che il Governo prenda atto della situazione “del contagio” in cui versano le diverse realtà regionali e agisca nel rispetto di una comunità che spesso vive il disagio dell’isolamento “fisico” e “sociale” della Sicilia, spesso dimenticata, affidando ai sindaci la responsabilità di vigilare sulla salute, non solo fisica, dei cittadini e degli imprenditori.