Don Pino Puglisi, un ricordo lungo 29 anni. Quattro anni fa, Papa Francesco in visita a Brancaccio

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Sono trascorsi ventinove anni da quella sera del 15 settembre 1993 in cui Don Pino Puglisi venne ucciso da Cosa Nostra per mano di Salvatore Grigoli, autore di 46 omicidi e parte del commando armato, guidato dai capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, insieme a Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, tutti condannati all’ergastolo. Una vita dedicata agli altri, in particolar modo ai più giovani che, con dedizione, si impegnava a togliere dalla “strada”, la stessa che li avrebbe risucchiati nel vortice della criminalità organizzata. Don Pino conosceva bene Brancaccio, c’era nato cinquantasei anni prima: parroco presso la Chiesa di San Gaetano, conosceva le strade di quel rione, i volti e le personalità di chi lo abitava e a loro si rivolgeva apertamente durante le omelie, fatte talvolta dal sagrato della chiesa.

Sarà proprio la sua attività pastorale, quel fare schietto e diretto rivolto ai mafiosi del quartiere, a causargli l’ostilità dei Graviano che, dopo varie minacce di morte, decisero che quel prete “scomodo”, doveva morire. La sera del suo 56esimo compleanno, appena sceso dalla sua Fiat Uno, davanti la porta di casa, viene freddato alle spalle da un colpo di pistola alla nuca. Sette anni dopo, la causa di beatificazione introdotta dall’allora arcivescovo di Palermo, il Cardinale Salvatore di Giorgi e nel 2012 Papa Benedetto XVI promulgò  il decreto di beatificazione col quale, un anno dopo, il 25 maggio del 2013 Padre Pino Puglisi è stato nominato beato.

Tra le attività svolte durante il suo operato non può non essere ricordato il centro di accoglienza “Padre Nostro”, visitato quattro anni fa da Papa Francesco insieme alle case di Brancaccio e alla Parrocchia di San Gaetano: decine di lenzuoli bianchi furono stesi nei balconi del palazzo antistante piazzetta Anita Garibaldi (oggi intitolata al beato Pino Puglisi). La stessa area due mesi fa, è stata bersaglio di due roghi che hanno danneggiato la zona che avrebbe dovuto ospitare l’agorà di Brancaccio intitolata a Papa Francesco e allo stesso Pino Puglisi.