Dipendenza da Internet. Migliaia di ragazzi siciliani isolati in casa

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Alcune migliaia di ragazzi siciliani, si stima in oltre tre mila, vivono auto segregati in casa, dopo aver interrotto i rapporti con i propri coetanei, abbandonate le attività sportive, la scuola. Sono gli hikikomori, termine importato dal Giappone, dove il fenomeno è molto diffuso, per indicare letteralmente chi sta in disparte. ll termine “Hikikomori” significa letteralmente “stare in disparte” ed è usato in gergo per indicare coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da pochi mesi fino a diversi anni), chiudendosi in casa, senza avere alcun contatto diretto con il mondo esterno, a volte nemmeno con i propri familiari che vivono nella stessa casa. Vivono con le finestre o balconi chiusi e al buio e i famigliari portano il cibo e consegnandolo aprendo di poco la porta. Una patologia della quale si parla poco ma che è in continuo aumento. Il modo in cui gli hikikomori passano il tempo può variare notevolmente da persona a persona. Alcuni trascorrono il tempo navigando su Internet, da cui spesso sono altamente dipendenti, giocando a videogiochi o guardando film e serie TV. La cura dell’hikikomori è ancora lontana dall’essere definita e varie strategie terapeutiche sono state provate. Spesso questi trattamenti includono un lavoro sul contesto, sulla famiglia e sulle relazioni in generale oltre ad un percorso di psicoterapia individuale Simile a molte altre condizioni psichiatriche, la cura dell’hikikomori spesso implica una combinazione di psicoterapia e psicofarmacologia. Una cura difficile per far uscire dal tunnel migliaia di ragazzi per quella che è diventata più di una doga ovvero la dipendenza dai social. La Sicilia, con L’Ufficio Scolastico Regionale, è l’unica regione d’Italia che si è dotata di 49 operatori psico-pedagici che lavorano con impegno negli Osservatori che sono stati istituiti in ogni provincia e che solo l’anno scorso hanno affrontato 3500 casi di ragazze e ragazzi con diversi problemi. Naturalmente la scuola non può fare tutto da sola. Non bastano i progetti, sono necessarie leggi adeguate”.