Non punibile “per non aver commesso il fatto”: questo l’esito della sentenza emessa dal Tribunale di Trapani nei confronti del giornalista Gianfranco Criscenti, fino agli anni’90 redattore di Alpa 1, adesso residente a Valderice, accusato di diffamazione aggravata nei confronti del collega, Rino Giacalone. Al centro dei fatti, alcuni post pubblicati da Criscenti nel 2015 su “Facebook” nei quali criticava la vicinanza tra una nota figura dell’antimafia trapanese e un imprenditore (il cui fratello è ritenuto vicino al latitante Messina Denaro).
Frasi dalle quali emergevano favori che l’imprenditore in questione avrebbe fatto, secondo l’imputato, alla compagna di Giacalone, anche lei giornalista: “Spesso faccio finta di non aver letto, di non aver sentito, ma non posso accettare ancora una volta lesioni di giornalismo da chi scrive per mesi contro un imprenditore il cui fratello è ritenuto vicino a Messina Denaro e poi, non appena la compagna ottiene dall’imprenditore preso di mira un ufficio stampa, questi diventa una persona da lodare” – e ancora – “A Trapani è finalmente caduta per sempre un’icona che indossava la maschera…”. Affermazioni che avrebbero condotto Rino Giacalone, sentitosi chiamato in causa dai post, a sporgere querela nei confronti del presunto diffamatore ma soltanto quattro anni dopo, ossia nel 2019.
Proprio in quell’anno il giornalista Gianfranco Criscenti, in qualità di teste, nell’ambito di altro procedimento penale a carico di un altro giornalista, svelò il nome del destinatario dei post risalenti al 2015, ossia il collega Giacalone. Circostanza questa sulla quale ha fatto leva la difesa, sostenuta dall’avvocato alcamese Massimo Gagliardo che ha eccepito l’inutilizzabilità delle dichiarazioni autoaccusatorie rese da Criscenti all’udienza del 2019 in assenza delle previste garanzie di legge.
A ciò si aggiunge il fatto, sempre secondo la difesa, che i post pubblicati nel 2015 non riportavano nessuna indicazione sull’identità del destinatario, essendo quindi anonimi e non diffamatori (la denuncia di Giacalone, risale infatti al 2019). Ragioni queste che hanno condotto il Tribunale a non procedere nei confronti di Gianfranco Criscenti, ritenuto non punibile per non aver commesso il fatto.