Dibattito politico su aborto e concepiti. Lucchese alla Camera nel ‘99: “L’embrione è uno di noi”

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Il dibattito politico sull’aborto e sui diritti del concepito, che ha creato non poche frizioni fra il governo e le opposizioni di sinistra, si è riaperto al senato con la proposta di Roberto Menia, di Fratelli d’Italia, che punta a riconoscere la “capacità giuridica ad ogni essere umano” modificando l’articolo 1 del codice civile. L’obiettivo della legge è quello di “dichiarare che ogni uomo ha la capacità giuridica in quanto uomo, cioè che la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita”. Una formulazione che ricalca il testo depositato da Gasparri a inizio legislatura e che fece insorgere le opposizioni che hanno parlato di timore della mancata applicazione della legga 194, quella sull’aborto.

Ma le fondamenta della proposta di legge del senatore Menia hanno già interessato il parlamento e lo hanno fatto grazie a un alcamese, il 26 maggio del 1999, quando l’onorevole Francesco Paolo Lucchese fece la dichiarazione di voto per la legge sulla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo. Lucchese intervenne in aula per gruppo misto-CCD, Forza Italia e Alleanza Nazionale. “L’embrione è uno di noi, – ebbe a dire – una persona, così come è stato definito dal comitato nazionale per la bioetica, e su questa scia non abbiamo accettato la produzione di più di tre embrioni, al fine di evitare la creazione di embrioni sovrannumerari, e ci siamo opposti alla sperimentazione sugli embrioni se non a fini diagnostici e terapeutici”.

Quella frase ‘l’embrione è uno di noi’ pronunciata dall’onorevole Francesco Paolo Lucchese suscitò un vespaio di attacchi da parte della sinistra. Il giornale ‘L’Unità’ pubblicò la frase in prima pagina allegando, nelle edicole, locandine contenenti attacchi e insulti al parlamentare alcamese. Adesso, a distanza di 24 anni, quel concetto è stato inserito sia nella proposta di legge del senatore Menia che in quella dello scorso anno di Maurizio Gasparri.