De Lucia: “La Cosa Nostra che comanda è a Palermo”

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Nonostante Matteo Messina Denaro, boss latitante trapanese, sia il capomafia più pericoloso in circolazione e il suo arresto rimanga la “priorità assoluta”, nella relazione annuale del consigliere della Dna, Maurizio De Lucia, si sottolinea come “la città di Palermo sia e rimanga il luogo in cui l’organizzazione criminale esprime al massimo la propria vitalità sia sul piano decisionale  sia sul piano operativo, dando concreta attuazione alle linee strategiche da essa adottate in relazione alle mutevoli esigenze imposte dall’attività di repressione”.

Secondo il magistrato della Dna dunque Matteo Messina Denaro non sarebbe il Capo di Cosa Nostra ma solo della Cosa Nostra trapanese.

Nei mesi scorsi un altro magistrato, della DDA, Teresa Principato, aveva detto chiaramente che Matteo Messina Denaro non poteva essere il numero Uno di Cosa Nostra perchè la Cosa Nostra palermitana mai si sarebbe fatta comandare da un “paesano” del trapanese. Ora arriva la conferma da parte della relazione di Maurizio De Lucia.

Le ultime operazioni di giudiziaria e investigative d’altronde hanno cominciato a fare terreno bruciato attorno a Matteo Messina Denaro e a Palermo, secondo la relazione, nonostante non ci sia un capo riconosciuto di Cosa Nostra e i pezzi grossi riconosciuti sono tutti o morti o in galera e comunque non operativi sul territorio, è probabile una frammentazione delle varie famiglie palermitane nela gestione del malaffare a Palermo e provincia così da non consentire a un uomo dei Corleonesi, anche se il maggior latitante, di comandare. Secondo la relazione inoltre in Sicilia la mafia a Palermo e Trapani gode di un radicamento e una forza che nella altre province non esiste.

Intanto Vito Roberto Palazzolo, colui che è considerato il cassiere dei Corleonesi di Riina ed estradato in Italia, ha scritto alla Procura di Palermo per chiedere di essere ascoltato e così il pubblico ministero Gaetano Paci  è andato nel carcere di Milano di Opera per incontrarlo.

La natura riservata del colloquio potrebbe volere significare che l’uomo ritenuto il tesoriere dei padrini corleonesi potrebbe davvero voler  svelare i segreti di Cosa nostra. Impossibile sapere allo stato attuale però sapere cosa si siano detti il pubblico ministero e Palazzolo e cosa c’era scritto nella lettera spedita in Procura.

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