C/vetrano, confisca alla famiglia di Matteo Messina Denaro

0
445

Il decreto di sequestro fu emesso nel gennaio 2013: ora la Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato i beni intestati Vincenzo Panicola e alla moglie Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del capomafia latitante Matteo. Entrambi sono attualmente in carcere per associazione mafiosa.

La proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti di Panicola, 44 anni, era stata avanzata dal Procuratore della Repubblica di Palermo, sulla base delle indagini patrimoniali delegate alla Sezione Operativa della D.I.A. di Trapani. Con il provvedimento il Tribunale di Trapani-Sezione M.P.- ha disposto nei confronti dell’uomo la sorveglianza speciale di PS, con obbligo di dimora nel luogo di residenza, per la durata di tre anni, e la confisca del suo patrimonio. Prosegue così la strategia di indebolimento e isolamento del capo mafia latitante di Castelvetrano. Vincenzo Panicola, imprenditore di Castelvetrano, prima della sua detenzione, operava nei settori della manutenzione di impianti di produzione, installazione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica; delle costruzioni edili e stradali; dei lavori di pulizia in genere. Con la società Vieffegi Service Srl, anch’essa tra i beni confiscati, prestava l’attività di pulizia all’interno del Centro Commerciale “Belicittà” di Castelvetrano appartenente alla holding “Gruppo 6GDO Srl” del noto imprenditore castelvetranese Giuseppe Grigoli, 65 anni, condannato in primo e secondo grado per concorso in associazione mafiosa, ritenuto prestanome del boss Matteo Messina Denaro. A Grigoli, nell’ambito dell’operazione “Mida”, fu confiscato un patrimonio per un valore di oltre 700 milioni di euro.

Vincenzo Panicola, figlio del defunto patriarca mafioso Vito, quest’ultimo condannato con sentenza definitiva per omicidio e tentato omicidio, è detenuto perché ritenuto responsabile, insieme al cognato latitante Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro, Leonardo Bonafede e Franco Luppino, di associazione per delinquere di tipo mafioso e in particolare, quali componenti del mandamento mafioso di Castelvetrano. Avrebbe, secondo l’accusa, contribuito a favorire la latitanza dei membri della cosca, in particolare del super boss, attraverso il continuo scambio di messaggi, prestandosi a recapitare e ricevere “pizzini” o “comunicazioni verbali analoghe ed operato tutta una serie di attività illecite, tra cui estorsioni e incendi, dirette al controllo delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici del territorio . Anna Patrizia Messina Denaro, ritenuta in contatto con il fratello latitante, del quale smistava gli ordini, è stata arrestata dalla D.I.A. nel dicembre 2013, nel corso della maxi operazione antimafia interforze “Eden”, con l’accusa di estorsione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra. La donna 44enne, è accusata di avere fatto da raccordo con i mafiosi in carcere anche tramite il marito. L’odierna confisca comprende beni aziendali ed i capitali sociali delle ditte, operanti nel territorio di Castelvetrano, Vieffegi Service Srl, Vieffegi Impianti Srl, SO.RO.PA. Costruzioni Srl, nonché il compendio aziendale della ditta individuale Messina Denaro Anna Patrizia, che esercitava l’attività di colture olivicole; un’autovettura, rapporti bancari ed altro, per diverse centinaia di migliaia di euro.