Diciassette arresti, sette in carcere e dieci ai domiciliari, e un obbligo di dimora. Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso; porto abusivo d’armi; turbata libertà degli incanti; estorsione; rapina e favoreggiamento personale. Le indagini concotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), hanno smantellato la rete mafiosa radicata nel territorio di Mazara del Vallo e rivelato un sistema di controllo economico e criminale orchestrato dal mandamento locale. Fra gli arrestati Domenico Centonze, allevatore, presunto braccio operativo del capo mandamento Dario Messina.
Centonze avrebbe assunto un ruolo chiave nelle attività mafiose: riscuotere crediti, gestire controversie anche con metodi violenti, organizzare un traffico di stupefacenti tra Palermo e Mazara del Vallo e controllare le aste fallimentari delle aree di pascolo. In carcere anche Alessandro, fratello di Dario Messina. In carcere anche l’imprenditore dei supermercati CRAI, Luigi Prenci, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’uomo ha diversificato le sue attività diventando anche armatore con pescherecci specializzati nella pesca del gambero rosso. Secondo gli inquirenti, la sua scalata imprenditoriale sarebbe avvenuta con il sostegno della mafia, a cui avrebbe garantito posti di lavoro, aiuti finanziari per avviare nuove attività e acquisto di beni all’asta che ritornavano così nelle mani di persone contigue all’organizzazione mafiosa. Controllate capillarmente anche le aree di pascolo del territorio. In questo contesto, sono stati arrestati Pietro Burzotta, genero del patriarca della mafia mazarese, Vito Gondola, e Paolo Apollo, cognato dello stesso storico reggente del mandamento che, durante la lunghissima latitanza di Matteo Messina Denaro svolse un ruolo centrale nel sistema di comunicazione dei “pizzini”.