Confindustria Sicilia, incontro Bongiorno – Armao. Chiesti alla Regione interventi per la crisi

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La regione sosterrà le imprese e l’occupazione in Sicilia, con le risorse disponibili e misure che saranno inserite nella legge di stabilità che deve essere approvata entro la fine di aprile, per contrastare l’impatto della crisi energetica e del rialzo dei costi delle materie prime. Ieri l’assessore regionale all’economia, Gaetano Armao, ha incontrato assieme alla dirigente di Irfis FinSicila i vertici di Confindustria Sicilia e Sicindustria e i due commissari Zes della Sicilia sui temi della crisi energetica e di approvvigionamento delle materie prime.  Gli industriali sono in stato di allarme. Le imprese siciliane, secondo Confindustria, «non usciranno vive da questa crisi. I rincari delle materie prime, l’aumento incontrollabile dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma è per noi il colpo di grazia». Le previsioni sono funeste: 20 milioni di ore di cassa integrazione. Gli industriali chiedono “un unico intervento sulla leva del costo del lavoro. Risorse per la de-contribuzione”.

Serve un miliardo, non sono soldi che vanno alle imprese ma che servono alla diminuzione del costo dei lavoratori. Presenti nella sede dell’assessorato all’Economia il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, e i vicepresidenti Antonello Biriaco e Gregory Bongiorno. Dalle stime di Confindustria Sicilia questa crisi alle imprese siciliane costerà 20 milioni di ore di cassa integrazione. La soluzione possibile è una, afferma la La situazione si aggrava di giorno in giorno per le imprese alimentari, che oltre ai rincari energetici, oltre alla crescita esponenziale dei costi del gas, soffrono l’assoluta irreperibilità delle materie prime. I dati sui rincari sono spaventosi: (+37,7% da ottobre 2020 a dicembre 2021, per le non energetiche). L’impennata dei prezzi di gas ed elettricità comporta per la manifattura un fortissimo incremento di costi. Se in Italia nel 2019 il costo dell’energia era intorno agli 8 miliardi, oggi le stime ai prezzi attuali puntano a un balzo oltre i 50 miliardi. Le imprese devono affrontare anche difficoltà nel reperimento di materiali. Ora la guerra in Ucraina aggrava la situazione.