Cocaina dalla Colombia, ‘non provata destinazione”. Pene più lievi per imputati di Vita, Salemi e Mazara

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Dai colloqui intercettati di Salvatore Miceli, 75 anni, ritenuto il boss di Salemi e indicato dai pentiti come il ‘ministro degli esteri’ di Cosa Nostra, arrestato in Venezuela nel 2009 e poi estradato in Italia, veniva spesso fuori il nome Matteo. Così sono state avviate le indagini su Matteo Anzelmo, sessantunenne di Mazara del Vallo, e su altri per un traffico internazionale di cocaina dalla Colombia alla Sicilia occidentale. Ieri il tribunale di Marsala ha inflitto pene più leggere rispetto a quanto richiesto dalla DDA. Non ci sarebbe infatti prova che quei venti chilogrammi di droga sequestrati in Sud-America fossero destinati ad arrivare in Italia e quindi in provincia di Trapani.

Il tribunale ha quindi condannato i quattro imputati del processo scaturito dall’operazione “Tierra” ma con pene molto meno severe rispetto a quanto richiesto dal PM Pierangelo Padova. Al mazarese Anzelmo sono stati inflitti 7 anni e un mese di carcere nonché 26.000 euro di multa;  nove anni e sei mesi, con 34 mila euro di multa, sono andati a Salvatore Crimi, 64 anni, di Vita; sette anni e un mese, e 26 mila euro di multa, a Giovanni Pipitone, 53enne anche lui  di Vita mentre a 5 anni e 4 mesi e 16 mila euro di multa è stato condannato Gianni Ingraldi, trentottenne di Salemi. Per tutti è stato disposto anche il divieto di espatrio. Secondo l’accusa, i quattro avrebbero trafficato cocaina dalla Colombia verso l’Italia ma dal processo, come sostenuto dalla difesa, non è emersa la prova che lo stupefacente sequestrato dalle forze dell’ordine colombiane fosse destinato alla Sicilia.

Per questo il Tribunale di Marsala ha riqualificato l’accusa. I giudici hanno, inoltre, assolto i due vitesi, il salemitano e il mazarese dall’accusa di associazione per delinquere. Due anni fa, in aula, a spiegare l’avvio dell’inchiesta era stato è stato il maggiore dei carabinieri Fabrizio Perna. “Condotta tra il 2012 e il 2014 – aveva detto l’ufficiale – l’indagine ha preso le mosse da un’altra su un contesto mafioso. Abbiamo monitorato Salvatore Miceli, già arrestato dai carabinieri di Trapani a Caracas, e si è evidenziata la necessità di un approfondimento su ipotesi di narcotraffico. Furono registrati colloqui in carcere e sono emersi i nomi di Pipitone e Anzelmo.

Poi, scopriamo l’esistenza di due associazioni: una con Salvatore Miceli e l’altra con Crimi, Anzelmo e Pipitone. I due gruppi – aveva raccontato il maggiore Perna – avevano rapporti e momenti di contatto”. Prima della testimonianza del maggiore Perna, il pm Padova aveva prodotto gli atti della rogatoria internazionale relativa ad un sequestro di 320 chilogrammi di cocaina in Colombia (a Santa Marta) su una nave carboniera diretta ad Amsterdam.