Castellammare del Golfo-Abusò della cognata disabile, condannato alcamese

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Cinque anni e due mesi di reclusione per un alcamese di 34 anni accusato di abusi sessuali nei confronti della ex cognata disabile. Ad emettere la sentenza la quinta sezione della corte d’appello di Palermo che ha confermato quanto aveva già determinato il tribunale di Trapani. Il capo d’imputazione per il quale è stato condannato è “violenza sessuale aggravata dall’abuso delle condizioni di inferiorità psichica della persona offesa”. Un epilogo giudiziario che si era complicato nelle scorse settimane quando la cassazione aveva deciso di annullare la condanna nei confronti dell’uomo rimandando tutto quindi in appello. Una vicenda che ha creato stupore e sconcerto. I fatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti confermati anche nella varie fasi processuali, si sarebbero consumati a Castellammare del Golfo a cavallo tra il 2008 e il 2009. Pare che l’imputato abbia cominciato ad avere particolari attenzioni nei confronti dell’allora cognata, una donna psichicamente disabile, a cui sarebbero stati riservati degli interessi sessuali. Approcci che in un primo momento non sarebbero stati individuati da nessuno, anche perché pare che inizialmente la ragazza, che oggi ha 28 anni e che all’epoca dei fatti ne aveva quindi 22, non avrebbe manifestato alcun disagio, forse perché non si era resa conto di nulla. Poi però la stessa presunta vittima di questi abusi si sarebbe cominciata a chiudere in sé stessa, mostrando segni di insofferenza, chiudendosi nel silenzio e manifestando soprattutto disagi nei rapporti interpersonali. Tutto sarebbe stato scoperto quando un giorno la giovane si confidò con lo zio, con cui era particolarmente legata. Da qui sarebbe quindi partita la denuncia e iniziò il processo che ha visto soccombere in primo e secondo grado l’alcamese di 34 anni, per l’appunto il presunto orco. In appello gli sono stati inflitti 6 anni di reclusione e il risarcimento di 50 mila euro alla sua vittima e di 15 mila euro ciascuno per gli ex suoceri, difesi dagli avvocati Vito Di Graziano e Gaetano Vivona. Nei giorni scorsi arrivò il colpo di scena in Cassazione: i legali dell’imputato, Bruno Vivona e Claudio Pirrone, hanno sostenuto la tesi che la giovane sarebbe stata quantomeno poco attendibile nelle testimonianze date, che sarebbe stata indotta a dire alcune cose dai familiari e che ci sarebbe anche una visita ginecologica dalla quale non sarebbe stata evidenziata alcuna violenza sessuale. La cassazione ha in parte confermato la tesi dei due legali della difesa, annullando quindi la condanna, e rimandato tutto in appello. I giudici però hanno riscontrato le tesi dell’accusa condannando l’alcamese.