Caso Saguto, in secondo grado chiesta pena maggiore. 10 anni di carcere

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Al processo d’appello l’accusa è stata ancora più dura richiedendo per l’ex giudice Silvava Saguto una condanna a dieci anni di carcere, dunque un anno e mezzo in più di quanto inflitto in primo grado. La richiesta è arrivata al termine della requisitoria della pm Claudia Pascutti nel processo d’appello che si sta svolgendo a Caltanissetta. In primo grado l’ex magistrato, accusata di corruzione e abuso d’ufficio, venne condannata a otto anni e mezzo di reclusione. I giudici di primo grado non ritennero però la Saguto colpevole di associazione a delinquere mentre adesso, in secondo grado, l’accusa ha sostenuto che “l’associazione ci fosse” tra l’ex giudice, il marito Lorenzo Caramma e l’avvocato Cappellano Seminara”. La pm ha chiesto un aumento della pena, oltre che per Saguto, anche per l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara (otto anni e tre mesi), in primo grado condannato a sette anni e mezzo. Secondo l’accusa Silvana Saguto, radiata dalla magistratura, sarebbe stata al centro di un vero e proprio “sistema” che avrebbe pilotato l’assegnazione delle amministrazioni giudiziarie dei beni sequestrati alla mafia in cambio di favori.

Al termine della requisitoria sono stati chiesti, inoltre, aumenti di pena per altri imputati: sette anni e due mesi per l’ex docente universitario della Kore di Enna, Carmelo Provenzano, condannato in primo grado a sei anni e dieci mesi; sei anni e mezzo per Lorenzo Caramma, marito di Silvana Saguto, condannato in primo grado a sei anni e due mesi di carcere; per Roberto Santangelo, amministratore giudiziario, condannato in primo grado a sei anni e due mesi, sono stati chiesti due mesi di carcere in più. Per gli altri imputati del processo d’appello è stata chiesta la conferma della sentenza di primo grado, anche per l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, che venne condannata a tre anni. Nel mega scandalo del tribunale delle misure di prevenzione di Palermo e delle assegnazione dei beni confiscati, ebbero un ruolo importante le accuse e le inchieste giornalistiche del direttore di Tele Jato, Pino Maniaci, che riuscì a sollevare il coperchio del malaffare.