Balestrate, presto centro giovanile in bene confiscato

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BALESTRATE. A un passo oramai l’avvio dei lavori sul complesso immobiliare di via Pio La Torre, un bene confiscato alla mafia che diventerà un centro di aggregazione giovanile all’avanguardia in Sicilia. Il Comune, su input della Direzione dei lavori, ha affidato le prove tecniche di laboratorio dei solai per la verifica della staticità della struttura. Si tratta in pratica dell’ultimo step prima dell’apertura dei cantieri: dopo i risultati sarà effettuato un calcolo strutturale e quindi potranno essere avviati i lavori di ristrutturazione per un importo di poco superiore alle 500 mila euro complessive. Ad occuparsi dell’appalto sarà la Tecno costruzioni, mentre a relazione geologica è stata affidata ad Alessandro Zingales. Il bene in questione si trova in via Pio La Torre ed è appartenuto al boss Luigi Mutari. Si tratta di un edificio con 4 appartamenti su più elevazioni che diventerà una struttura al servizio dei giovani. I fondi sono arrivati attraverso il Ministero dell’Interno ed il Pon Sicurezza che ha valutato positivamente il piano  presentato dal Comune e redatto dal progettista Mauro Lo Baido, esperto il progettazione nazionale e comunitaria. Balestrate avrà una struttura unica nel suo genere nel panorama siciliano: sorgeranno un’aula multimediale, una sala teatro, spazi per laboratori artistici, uno sportello per l’orientamento e la lotta alla dispersione scolastica, ed ancora una sala convegni polifunzionale. Inoltre sarà realizzato un elevatore con l’obiettivo di abbattere le barriere architettoniche essendo un immobile a più elevazioni. A corredo sarà realizzato sul tetto un impianto fotovoltaico che sarà bastevole per garantire autonomia energetica per l’intero complesso. Questo immobile fa parte di un intero complesso comprendente un altro bene che ha fatto molto discutere in paese. Infatti accanto vi era un manufatto, sempre appartenuto a Mutari, che si trovava al centro della strada di accesso al porto. Una casetta di appena 40 metri quadrati di cui ci si doveva liberare in quattro e quattr’otto nel 2010. Un iter di demolizione che era andato avanti speditamente, almeno sino a quando il Comune aveva deciso di indire l’appalto. Improvvisamente la ditta aggiudicataria aveva deciso di rinunciare allo svolgimento dei lavori e questo ha scatenato non poche polemiche e perplessità. Anche attraverso l’intervento della prefettura e delle forze dell’ordine si arrivò alla fine in poco tempo alla demolizione, nel gennaio del 2011.