Avvocati critici su riforma Cartabia. Troppi ‘non luoghi a procedere’

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La riforma Cartabia, secondo numerosi magistrati ma anche tanti avvocati, rappresenta la ‘sconfitta della giustizia’. Considerare chiusi alcuni processi che fino a qualche mese fa erano in corso, significa che il sistema ha perduto e, probabilmente, soltanto per chiudere i processi penali al fine di ottenere i fondi del PNRR settore Giustizia. Il tutto con un fioccare di assoluzioni, spesso senza senso. Secondo alcuni avvocati si tratta di un colpo di spugna per l’estinzione di alcuni reati per i quali fino a prima della riforma esisteva la procedibilità d’ufficio. Una sorta di bel regalo agli imputati e una mortificazione per le parti offese che, non avendo la forza di denunciare e non avendo proposto querela anche perché il reato in questione era procedibile d’ufficio, si ritrovano adesso con un pugno di mosche in mano. Cosa accade infatti. Viene immediatamente immediatamente emessa sentenza di non luogo a procedere per mancanza delle condizioni di procedibilità. Succede ogni giorno in tutti i tribunali d’Italia, anche in quelli di Palermo e Trapani. Così anche processi per lesioni, ex articolo 590 del codice di procedura penale, per sinistri stradali con lesioni superiori a 40 giorni (procedibili d’ufficio) e, altro esempio, per tutti i furti di energia elettrica e di gas non seguiti da querela, si estinguono per il famigerato NON LUOGO A PROCEDERE. La riforma Cartabia ha avuto tra i suoi obiettivi quello di ridurre il sovraccarico giudiziario e ricondurre l’intervento penale a extrema ratio. Tutti gli interventi , però, non sembrano risolversi in questa direzione. Alcuni fatti di cronaca hanno fatto emergere fin da subito altre problematiche. Su tutte il mancato arresto in flagranza di reato per i furti. E questo perché? Per l’ovvia impossibilità immediata di querela da parte delle persone che hanno subito il furto.