Aumento di 20 centesimi della tazzina del caffè. Prezzo fermo dal 2015

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Il prezzo, secondo l’ultimo listino esposto nei bar, era fermo dal 2015. Ma da alcuni giorni ad Alcamo sono scattati nei bar alcuni aumenti. Il principale riguarda la tazzina del caffè che passa da un euro ad un euro e venti. La tavola calda è aumentata di 20 centesimi. Da un euro e 70 a un euro e 90. Anche il cappuccino è destinato a passare da un euro e 70 ad un euro e 90. Restano invariati, almeno per il momento tutti gli altri  prodotti: dolci, gelato, etc. confezionati nei bar alcuni dei quali sono famosi per la qualità dei dolci come paste vergini e dolci con ricotta. Fare colazione al bar mediamente costerà tre euro, ovvero 6 mila delle vecchie lire. Così come leggeri ritocchi per le consumazioni servite a tavolino. La causa principale dei rialzi, dicono i gestori, è legata all’aumento dei costi dell’energia elettrica e anche delle materie. La consumazione al bancone di un bar della tazzina con caffè è una sorta di rito. Intanto sono scatti altri aumenti.

Riguardano l’alimento di maggiore consumo: ovvero il pane. I rialzi hanno riguardato il quartino, il mezzo chilo e la pezzatura di un chilo. Il quartino da oltre un mese è venduto ad un euro. Costava ottanta centesimi. Da un euro e 50 ad un euro e 60 il mezzo chilo. Di venti centesimi il chilo che si paga tre euro e venti. “Il prezzo del pane ad Alcamo – dicono i fornai- è il più basso perché in provincia un chilo costa mediamente tre euro e 60. “Aumenti allo stato attuale contenuti” dicono i panificatori.  Ad Alcamo l’ultimo rincaro, deciso dopo venti anni, risale al primo ottobre 2021. Gli aumenti delle materie prime hanno indotto ad effettuare i rincari, soprattutto per i costi dell’energia elettrica.  Invariati, restano per il momento i prezzi del pane fatto con i grani antichi: Russello, perciasacchi, tumminia, senatore Cappelli e biancolilla. Ad Alcamo sono 25 i forni, la maggior parte a legna,  che producono ottimo pane. Ma presto si ridurranno a 21 perché quattro hanno deciso di chiudere. Già abbassate le saracinesche di un esercizio nella via Kennedy.

I costi di gestione ma soprattutto la mancanza di operai mette in difficoltà, e non solo, questi commercianti. Oggi manca la cultura del lavoro e i giovani, la maggior parte frequenta la movida, si ritirano a casa alle 5 quando invece dovrebbero alzarsi per andare a preparare la prima infornata. Due giorni fa il consiglio comunale ha approvato la mozione di Ignazio Caldarella per far riaprire le scuole di Arte e mestieri. I consumatori lamentano anche il silenzioso e sostanzioso aumento delle consumazioni in pizzerie e ristoranti