Angimbè, a fuoco 50 ettari di sughereta. Incendio doloso, due inneschi

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Nonostante l’impiego di numerosi mezzi aerei, due elicotteri dell’AIB, uno dell’Aeronautica Militare e un canadair, il bosco di Angimbè ha perduto una buona fetta della sua antica sughereta. Le fiamme, attive dalle 15 del pomeriggio di sabato e fino alle 21.30, hanno incenerito più di 50 ettari di alberi da sughero e alcuni lecci. Il rogo ha interessato la parte a nord-ovest del bosco calatafimese partendo, in favore di vento, da un vallone impervio. Tutto calcolato dai criminali piromani che certamente hanno causato l’incendio e le gravi conseguenze ambientali. Due infatti i punti di innesco dal ciglio della statale 113.

Le fiamme, prima di raggiungere il bosco e la sughereta hanno attraversato e distrutto circa 80 ettari di macchia mediterranea. Poi hanno attaccato gli alberi. I mezzi aerei sono arrivati nel giro di circa un’ora e hanno fatto l’impossibile per evitare che venissero completamenti distrutti i centenari alberi da sughero. A terra l’alacre lavoro dei forestali, della protezione civile della Fire Rescue e della Croce Rossa. I danni più rilevanti si sono registrati nella zona nord-ovest del bosco di Angimbè mentre è rimasta praticamente intatta la zona sud del vasto polmone verde. Nessun danno quindi al centro didattico e a tutte le sue strutture che ogni anno ospitano decine di scolaresche e gruppi provenienti da altre zone della Sicilia.

“L’ennesimo incendio di quest’anno ha devastato una delle aree naturalistiche più antiche e suggestive della Sicilia Occidentali. Non vedremo più il Bosco di Angimbè con le sue sughere centenarie come lo abbiamo conosciuto e amato” – lo ha dichiarato il sindaco di Calatafimi/Segesta, Francesco Gruppuso, noto ambientalista impegnato per decenni proprio per quel bosco.  “Avevamo presentato denuncia già dopo i roghi del 2017 – ha scritto il coordinamento Salviamo i Boschi – e l’avevamo ripetuta due anni fa. Abbiamo chiesto più volte interventi speciali, opere di prevenzione, controlli nei giorni a rischio, ma niente è cambiato, se non piccole cose, insufficienti a contrastare un fenomeno ormai in crescita costante”.