Anche ad Alcamo la “permeacultura”

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Dall’ ex poliziotto penitenziario che ha lasciato un sicuro impiego pubblico per ritornare alla terra, alla studentessa controcorrente che decide di coltivare gli aranceti del nonno. Passando per agronomi, educatrici, ricercatori e professionisti “folgorati” dall’ idea di agricoltura alternativa che scommette sulla necessità di passare da un modello agricolo basato in gran parte su colture annuali “energivore”, ad uno schema che invece, sull’ esempio degli ecosistemi naturali, punta alla creazione di colture pluriennali caratterizzate da bassi consumi di energia fossile e impiego ridotto di lavoro umano. Si chiama “permacultura” la disciplina inventata negli anni Settanta in Australia da Bill Mollison e David Holmgren, che si occupa del recupero di colture, forestazione partecipata, rigenerazione del territorio, educazione ambientale, coabitazione sostenibile e bioedilizia e che conta circa appassionati 150 in Sicilia. C’è persino una mappa sul web di chi fa permacultura e affini, sperimentando le nuove pratiche di progettazione sostenibile. Ma non si tratta solo di questo – assicurano gli aderenti al movimento: è un vero e proprio modello di vita, centrato sulla riscoperta del rapporto tra l’individuo ed il suo territorio. Gli appassionati siciliani della disciplina, che ha cominciato a diffondersi nell’isola da circa tre anni, nei giorni scorsi si sono dati appuntamento all’Ostello Cielo d’Alcamo di Monte Bonifato, per un’assemblea regionale dei gruppi informali di permacultura siciliani, con l’obiettivo di informare e ispirare singoli, i gruppi e le istituzioni, con proposte e progetti pratici, basati sul buon senso e sul genio collettivo. “La permacultura si basa su tre principi: cura dell’essere umano, cura della terra, equa condivisione delle risorse – sottolinea Manuela Trovato, del Gruppo Permacultura Siciliano. Il movimento ha preso piede in Sicilia da appena 3 anni, con il primo corso di 72 ore, ed è in grandissima espansione” sottolinea l’attivista. “Ci ispiriamo ad un modello autentico di convivenza tra le persone e la madre terra, indispensabile soprattutto in un momento storico come questo che subisce la crisi economica, climatica e di risorse – conclude Peppe Arena, altro componente dei gruppi – . Un contesto che sta sostituendo il sistema corrente basato su consumismo, sprechi e risorse energetiche non rinnovabili. Molti degli aderenti a questo gruppo hanno lasciato il lavoro o un percorso di vita per riavvicinarsi a qualcosa di più etico”.