Alcamo, vola il prezzo dell’olio. Stangata per le famiglie

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Lo sforzo dei proprietari alcamesi di frantoi è stato quello di cercare di contenere i prezzi del prodotto più importante per la preparazione o condimento dei cibi: l’olio d’oliva. Ma la stangata è in arrivo sia per quanto riguarda la molitura, sia per l’acquisto dell’olio da conservare in casa per l’utilizzo di tutto l’anno. Ad Alcamo tutte le famiglie fanno buona scorta. In tanti possiedono appezzamenti di terreni con alberi di ulivo prevalentemente per uso dei propri famigliari. Oltre ai prezzi alti anche una “calo del 40 per cento nella produzione –dice Maria Possente, imprenditrice agricola che da 22 anni dirige un frantoio- provocato dalle condizioni metereologiche e dagli attacchi della lebbra dell’ulivo”. I titolari dei frantoi, dieci quelli nell’alcamese hanno raggiunto un accordo: per la molitura si pagherà 18 centesimi a quintale contro i 14 dello scorso anno. Gli aumenti, come in tutti gli altri settori, determinati dal caro energia, dal costo dei fertilizzanti, carburanti, mano d’opera, tanto che alcuni imprenditori erano indecisi se aprire i frantoi, che alzeranno la saracinesca il prossimo 10 ottobre. Si calcola che ad Alcamo il giro d’affari sia attorno a cinque milioni di euro con una produzione stimata sulle mille e 200 tonnellate di olio extravergine. Ma quest’anno non potranno essere raggiunte tali cifre per il calo consistente della produzione. Ancora non stabilito il prezzo a cafiso, ma già c’è un preciso orientamento. Si calcola che costerà dai 75 agli 80 euro. Ma potrebbero ulteriormente lievitare perché c’è richiesta di olio soprattutto dal nord d’Italia. Lo scorso anno il massimo prezzo raggiunto è stato di 60 euro a “cafiso” che è la secolare unità di misura. Un “cafiso” contiene otto chili di olio che corrispondono a nove litri meno un quarto. Sono dieci le aziende –  che imbottigliano olio extravergine. L’olio, lo scorso anno, venduto anche fuori dalla Sicilia ad 8-9 euro al litro. Per il 2022 si parla di 12-14 euro.  Negli ultimi anni si sta puntando molto anche sul biologico, fermo restando che l’extravergine prodotto dagli alcamesi è di buonissima qualità. Gli oli prodotti dagli alcamesi hanno ricevuto importanti riconoscimenti in mostre in Italia e all’estero. Ma i prezzi sono ritenuti bassi e al duro lavoro non corrisponde un guadagno adeguato. Guadagno che oggi i produttori di olio rischiano di vedersi azzerato. La causa, oltre alle varie sofisticazioni, ad oli venduti come extravergini, ma che di extravergine hanno solo il colore artefatto, l’ingresso di tonnellate di olio d’oliva in particolare, tunisino a «dazio zero». E che il 2022 sia un anno difficile per l’olivicoltura è l’allarme  lanciato dalla Cia-Agricoltori Italiani, che prevede un calo della produzione rispetto all’annata precedente. L’olivicoltura è in difficoltà e il suo nemico numero uno – come denunciano gli agronomi – è la siccità. Nel periodo di fioritura (a maggio) e in quello di accrescimento (a luglio), il caldo anomalo e le temperature da record hanno creato delle condizioni sfavorevoli alla produzione di olive. Il rincaro generalizzato delle materie prime e dell’energia potrebbe mettere in forte discussione pure i contratti già stipulati con la grande distribuzione