Si entra e si esce dalla giunta municipale di Alcamo esattamente come si fa da casa propria. Tutto consentito, per carità, ma chi ha grande rispetto delle istituzioni non può che storcere il muso. Vito Lombardo ritorna a fare l’assessore acquisendo le stesse deleghe che deteneva prima delle dimissioni che avrebbero dovuto portarlo a candidarsi per l’ARS. I vertici del Movimento 5 Stelle, sindaco Surdi compreso, si erano distratti su una norma dello statuto del loro partito che non consente a chi detiene una carica di candidarsi per un’altra. Tutto quindi risolto, come avevamo già immaginato. Vito Lombardo esce dalla di finestra e rientra dalla porta.
Non vogliamo entrare nel merito su quanto la deontologia di un amministratore possa essere stata calpestata, ma Domenico Surdi non aveva alternative. Al suo amico di vecchia data, con cui aveva cominciato a fare politica nella Sinistra Giovanile e nei Verdi, una sistemazione si doveva pure dare. Saltata la possibilità di fare l’assistente parlamentare al candidato Terranova, altro fedelissimo di Surdi giunto soltanto terzo, non c’erano alternative.
D’altro canto il dialogo con il PD si era arenato da tempo e il primo cittadino non aveva più risposto alle sollecitazioni di Filippo Cracchiolo per disegnare programmi e progetti comuni. All’UDC la cambiale per i favori ricevuti alle amministrative era stata pagata con la nomina di Saverio Messana a presidente del consiglio comunale. Eventualità totalmente tramontata con il passaggio del gruppo di Turano con ‘Prima l’Italia con Salvini’. Restava una sola alternativa, ridurre la giunta municipale come una sorta di casa propria dove si entra e si esce a piacimento di chi la presiede.