Alcamo-Omicidio Coraci, rito abbreviato per i fratelli Gatto

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Niente rito abbreviato condizionato per i fratelli alcamesi Francesco e Vincenzo Gatto, accusati di avere ucciso Enrico Coraci (nella foto) a sangue freddo con un colpo di fucile sparato a pochi passi in via Ruisi. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Trapani ha deciso semplicemente per il rito abbreviato fissando l’udienza per il prossimo 21 dicembre, giorno in cui contestualmente il pubblico ministero della Procura formulerà la richiesta di condanna dei due fratelli. Resta da valutare invece se al processo ci sarà effettivamente il confronto tra gli indagati e il “supertestimone”, un giovane alcamese testimone per l’appunto delle fasi precedenti all’esplosione del colpo di fucile che ferì Coraci, morto due giorni dopo in un letto di ospedale a causa delle gravissime ferite riportate. Nell’ultima udienza dello scorso 18 ottobre il gup Caterina Brignone ha ammesso le parti civili rappresentate dal padre, madre e sorelle di Coraci, quattro persone in tutto, difese dagli avvocati Sebastiano Dara, Bruno Vivona e Antonino Vallone. I fratelli Gatto sono accusati di omicidio aggravato da futili motivi e porto abusivo d’armi: il fucile che utilizzarono venne ritrovato dai carabinieri poco dopo nascosto in un anfratto. I carabinieri hanno ricostruito l’agguato che sarebbe maturato in un contesto di regolamento di conti legato al commercio di stupefacenti. L’omicidio, avvenuto nel cuore del quartiere popolare del “villaggio regionale”, sarebbe scaturito qualche ora dopo un diverbio avvenuto, secondo una serie di testimonianze, davanti alla panineria “Fame Chimica” di piazza della Repubblica. I fratelli Gatto hanno fornito diverse versioni durante gli interrogatori e di recente Francesco Gatto avrebbe detto ai giudici che a sparare è stato solo lui, e che  Vincenzo non sapeva niente del fucile. Versioni queste che cozzerebbero con le intercettazioni telefoniche. Il 34enne venne freddato, secondo sempre la ricostruzione fatta dagli inquirenti, perché non avrebbe saldato il conto con la famiglia Gatto da cui acquistava cocaina. Da successivi accertamenti l’intera famiglia Gatto aveva messo in piedi un’organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti tanto che poco dopo vennero arrestati anche la sorella e il padre dei due fratelli.