Alcamo, no al concorso: 19 precari del Comune fanno ricorso al Tar

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“Diritto ad essere stabilizzati a chiamata”. Lo chiedono con forza 19 precari in servizio al Comune di Alcamo che invocano la “legge Madia”. Di fronte alle selezioni indette dal Comune alcamese il gruppo di lavoratori sostiene di avere diritto alla stabilizzazione diretta, senza dover passare da alcun concorso e senza dover dimostrare quindi nulla sul piano tecnico-professionale. Un braccio di ferro che è sfociato in un ricorso al Tar presentato dai 19 precari che si oppongono in buona sostanza al piano di stabilizzazione varato nel dicembre scorso dal municipio e che per l’appunto prevede di essere sottoposti ad una selezione. In particolare viene contestato il regolamento sulle modalità di svolgimento delle prove selettive e i bandi per la stabilizzazione dei primi 43 precari, e tra questi 30 categorie ‘C’ appartenenti al corpo della Polizia municipale e 13 categorie ‘D’ tecnici e amministrativi. Il Comune, secondo la loro tesi rappresentata dall’avvocato Alessandro Finazzo, avrebbe dovuto accettare il loro “diritto” ad essere stabilizzati a chiamata, senza sostenere alcuna prova selettiva. I dipendenti invocano l’applicazione della legge Madia che prevede che chi è stato assunto ‘ab origine’, quindi al momento del primo contratto da precario attraverso una procedura concorsuale, possa essere stabilizzato “a semplice domanda” senza dovere sostenere una nuova selezione che ne accetti le competenze e la professionalità. I 19 contrattisti ritengono che la loro assunzione, pur all’interno di un più ampio bacino di Asu, avvenne attraverso la valutazione di titolo di studio ed esperienza. In realtà quella non può essere considerata una procedura concorsuale, secondo la tesi del Comune: infatti quello a cui fanno riferimento è una semplice richiesta di dati dell’epoca, vale a dire titolo di studio, anzianità di presenza nei progetti delle cooperative sociali e carico di famiglia. Da queste semplici richieste furono redatte le graduatorie all’epoca dell’assunzione, parliamo del 2001. Procedure che quindi, secondo gli uffici, “non sono equiparabili ad una prova concorsuale”: sia perché la graduatoria era redatta all’interno di una categoria di Asu e non tra tutti i disoccupati iscritti all’ufficio collocamento, sia perché non ci fu una valutazione nel merito dei titoli e delle competenze, ma semplicemente una graduatoria basata su anzianità e carico di famiglia. Il Tar deciderà domani, 21 febbraio, giorno in cui è stata convocata l’udienza. Il Comune, rappresentato dall’avvocato civico Valeria Casella, sarà chiamato a difendere la legittimità del provvedimento adottato nello scorso mese di ottobre dal segretario generale Vito Bonanno. E’ stato infatti lui che ha rigettato la domanda dei 19 dipendenti che pretendevano di essere inseriti in un elenco speciale e di essere stabilizzati a semplice chiamata. Nel frattempo gli uffici hanno portato avanti le procedure selettive: sono già pervenute le domande per i primi due bandi mentre è tutto pronto per lo svolgimento delle prove concorsuali. Ma il nuovo dirigente del personale, Francesco Maniscalchi, ha ritenuto di dover attendere la decisione del Tar che potrebbe assegnare di diritto alcuni dei posti messi a concorso ai 19 ricorrenti.