Alcamo, confermati 24 anni per Aminta. Ricorso in Cassazione

0
538

“Non appena conosceremo le motivazioni della sentenza, presenteremo ricorso in Cassazione, poiché siamo convinti che non ci fu volontà omicida”. La dichiarazione è dell’avvocato Caterina Gruppuso che assieme al collega Saro Lauria ha difeso Aminta Altamirano Guerrero. Si tratta della donna messicana per la quale i giudici della Corte d‘assise d’appello di Palermo hanno confermato la sentenza a 24 anni di reclusione. La donna è finita sotto processo con la pesante accusa di avere ucciso, nel mese di luglio di cinque anni fa, il figlio Lorenz con il quale viveva ad Alcamo in via Amendola e in stato di quasi indigenza, dopo la separazione dal marito il pizzaiolo Enzo Renda, che aveva conosciuto in Messico. Le indagini, per la vicenda che scosse gli alcamesi, vennero svolte dalla polizia di Alcamo.

I giudici hanno accolto la richiesta del procuratore generale confermando la sentenza di primo grado, respingendo anche le richieste di parte civile, ovvero l’ex marito e famigliari, di aumentare il risarcimento dei danni da quantificarsi in sede civile. Aminta ha sempre respinto l’accusa di avere ucciso il figlioletto e da tempo si trova ospite presso l’ospedale psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto dove viene seguita da assistenti sociali e psicologi. Gli avvocati Gruppuso e Lauria avevano chiesto l’assoluzione o in alternativa trasformare il reato in omicidio colposo. A tutte le udienza è stato sempre presente il console messicano a Palermo, su direttive del governo che ha preso molto a cuore il dramma di questa sua concittadina che per varie vicissitudini della vita è venuta ad abitare ad Alcamo con l’uomo che amava ma con il quale presto i rapporti divennero difficilissimi. Come elemento per scagionare Aminta la difesa ha portato anche una serie di perizie genetiche sul flaconcino dal quale il piccolo Lorenz bevve il medicinale rivelatosi mortale, senza che la mamma si fosse accorta di nulla, tranne che poi scoprire la mattina seguente che Lorenz era morto.