Le indagini, che hanno permesso di scoprire un giro di insospettabili donne, che si prostituivano non tanto per impellenti necessità economiche quanto per incrementare le entrate e condurre un alto tenore di vita, si basano sulle intercettazioni telefoniche e ambientali. Senza queste prove che inchioderebbero una casalinga alcamese e il titolare di una struttura ricettiva, il processo non può andare avanti. Tale eccezione è stata sollevata ieri davanti ai giudici del tribunale di Trapani, dove è iniziato il processo, col rito ordinario, nei confronti di una casalinga alcamese, assistita dall’avvocato Maurizio Lo Presti, imputata dei reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Il titolare della struttura ricettiva, assistito dall’avvocato Vito Galbo, deve rispondere di favoreggiamento della prostituzione. La mancata deposizione delle intercettazioni, fatte dai carabinieri di Castellammare, ha indotto l’avvocato Lo Presti a sollevare una serie di eccezioni, alle quali si è associato Vito Galbo, difensore del titolare della struttura ricettiva. Grazie alle intercettazioni sono state individuate venti persone, che avrebbero avuto rapporti sessuali con le due donne, anche se sembra che il giro delle ragazze disponibili, sarebbe stato più vasto. La mancata deposizione del materiale accusatorio da parte del pubblico ministero e le eccezioni sollevate dalla difesa dei due imputati, sono state accolte dal giudice che ha rinviato il processo al prossimo tredici febbraio.