Il Castello di Calatubo di Alcamo è in vendita. Così ha deciso il governo nazionale attraverso il decreto ‘Sblocca-Italia’. Con somma sorpresa nell’elenco degli immobili a cui privati potranno presentare offerte di investimento figura proprio l’antico maniero alcamese. “Antico Castello edificato a partire dal 1100, – si legge nell’avviso – ubicato nel Comune di Alcamo, in contrada Calatubo in provincia di Trapani”. Si tratta di un edificio storico per un totale di ampiezza di quasi 5 mila metri quadri. L’elenco è pubblicato on line alla pagina “Investinitalyrealestate.com”: si tratta di un portale dedicato alla presentazione di offerte di investimento in immobili pubblici, di società partecipate pubbliche o partecipate pubblico-privato, destinate ad operatori italiani ed esteri. Il progetto è realizzato nel quadro delle iniziative previste dal decreto “Sblocca Italia”, finalizzate a favorire le opportunità di investimento in Italia, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in coordinamento con il ministero dello Sviluppo economico, attraverso l’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) in collaborazione con il Dipartimento del Tesoro, il ministero dell’Economia e delle Finanze e con l’Agenzia del Demanio. Ad essersi scatenate le proteste dell’associazione “Salviamo il castello di Calatubo” che in quest’ultimo periodo ha portato avanti iniziative per la valorizzazione del bene affinchè fosse ristrutturato e rimanesse quindi a disposizione del pubblico. “Il governo Renzi – si legge in un comunicato dell’associazione – si vuole liberare del proprio patrimonio, svendendolo a privati affinché ne facciano quello che vogliono. Il ‘Nostro Castello’ è il simbolo stesso dell’intera storia siciliana, una storia che ha visto ininterrottamente il susseguirsi di quei popoli che hanno portato la civiltà in tutto il mediterraneo, che va dagli uomini primitivi fino alla seconda guerra mondiale”. Con un’azione a tappeto di sensibilizzazione la stessa associazione lo scorso anno ha raccolto migliaia di firme, nell’ambito di un’iniziativa del Fai (fondo ambiente italiano), facendo piazzare il bene al terzo posto in Italia fra quelli più votati e quindi riuscendo ad incassare un piccolo finanziamento per un prima ristrutturazione. “E’ tempo che le istituzioni facciano il proprio dovere – aggiungono gli esponenti dell’associazione – e si adoperino seriamente alla tutela e sviluppo del nostro patrimonio. Dare il ‘Nostro Castello’ a privati e ai loro investimenti sarebbe non solo perdere un’opportunità di crescita per il nostro territorio, ma soprattutto trasformare migliaia di anni della nostra storia in una banale struttura di ristorazione o divertimento, un’offesa al nostro passato e alla storia stessa della nostra amata Sicilia”.