Alcamo-Caso Lipari, rinviato esame del ricorso

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I giudici della Corte d’appello di Palermo prima di esaminare il ricorso intendono studiare bene la materia. Potrebbe essere questo il senso del rinvio al prossimo cinque ottobre del ricorso presentato dall’alcamese Mario Lipari, autotrasportatore in pensione, al quale sono state confiscate la casa di villeggiatura di Alcamo Marina e quella del viale Europa dove abitava assieme alla moglie e da dove è stato fatto sloggiare dalle forze dell’ordine nel marzo dello scorso anno. Mario Lipari, difeso dall’avvocato Saro Lauria, così come un’altra decina di persone in provincia di Trapani, si è visto togliere dallo Stato i beni più preziosi mentre lo Stato stesso ha sentenziato che Mario Lipari con la mafia non ha nulla da spartire. Ciò è confortato da sentenze passate in giudicato. Indagato una ventina di anni fa per associazione mafiosa è stato assolto da questa accusa. Ma mentre era in corso il processo lo Stato ha messo in moto un altro procedimento, culminato con la confisca dei beni immobili di Mario Lipari, che per quasi 40 anni col suo camion, di giorno e di notte, col freddo e col caldo, ha viaggiato su tutte le strade italiane per il suo lavoro. Finì in un’inchiesta di mafia. Ma da tale vicenda è uscito pulito. Insomma con la fedina penale immacolata. Ma nel frattempo andava avanti il procedimento di sequestro dei beni prima e della confisca poi, che ha gettato nel dolore e nello sconforto una famiglia costretta a lasciare, quasi in mutande, la sua abitazione. In primo grado è stata confermata la confisca. Ora la vicenda è approdata davanti ai giudici della Corte d’Appello, che avrebbero dovuto pronunciarsi ieri, ma che hanno preferito rinviare la sentenza al prossimo cinque ottobre pare per approfondimenti. Interrogazioni parlamentari, disegni di legge per correggere questa stortura giuridica giacciono ancora in attesa di essere esitati, mentre invece l’argomento andrebbe affrontato e risolto per rendere giustizia a tanti cittadini, tra cui Mario Lipari.