Alcamo-Caso lavoratrici Asu, reintegrate dal Comune

0
474

ALCAMO – Dopo la direttiva dell’assessore al Personale Antonino Manno è avvenuta la materiale reintegrazione delle due lavoratrici Asu che erano state sospese per diversi mesi a causa di alcune contestazioni legate soprattutto alla loro presunte prolungata assenza ingiustificata dal posto di lavoro. La giunta guidata dal sindaco Sebastiano Bonventre ha deliberato proprio in questi giorni la loro reintegrazione all’interno della pianta organica, prolungando anche a loro quindi il contratto sino alla fine di quest’anno, così come fatto con tutto il personale precario in servizio al municipio. In questo modo viene dato seguito a quanto aveva sentenziato dal tribunale del Lavoro di Trapani. Erano state proprio le lavoratrici, dopo la sospensione, ad essersi rivolte al tribunale del lavoro attraverso il loro legale, Damiano Ciacio. Al primo round hanno avuto ragione loro: secondo il tribunale il Comune di Alcamo, così come qualsiasi altro ente locale, non avrebbe anzitutto alcun potere per sanzionare questa categoria di lavoratori in quanto effettivamente dipendenti della Regione e quindi soltanto “distaccati” al Comune. Per le due lavoratrici le contestazioni principali a vario titolo erano state quelle di “assenza ingiustificata” e di “inottemperanza all’ordine di servizio” da parte del segretario generale del Comune. Quanto enunciato dal tribunale arriva anche sulla scorta delle due comunicazioni fatte dalla Regione e dirette al Comune di Alcamo, nelle quali veniva ribadito che il governo regionale è l’unico soggetto titolare dei poteri sanzionatori. Oltre alla reintegrazione il tribunale ha imposto al Comune di riconoscere alle due lavoratrici le indennità non corrisposte in questo periodo di sospensione, in un caso a partire da agosto e nell’altro da settembre dello scorso anno. Più in generale la questione potrebbe non chiudersi qui. Infatti per danni morali, biologici e d’immagine le due Asu hanno avanzato una richiesta di risarcimento complessiva di ben 140 mila euro. Dal suo canto il Comune non ha escluso comunque la possibilità di proporre impugnazione avverso l’ordinanza cautelare. Quindi l’amministrazione comunale starebbe valutando la possibilità di opporsi al provvedimento di reintegrazione.