Alcamo-Bonventre, game over annunciato da tempo

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ALCAMO. Forse un po’ così deve essersi sentito il sindaco di Alcamo. Un uomo solo al comando, spesso lasciato al suo destino, abbandonato da quella maggioranza fluttuante che gli ha fatto da scudo in rarissime occasione, che è stata più “Giuda” che amica in molti frangenti, specie in quelli di grande difficoltà. In questo marasma l’oramai ex primo cittadino si è perso strada, non riuscendo più a trovare la rotta. Bonventre, 59 anni, di professione cardiochirurgo, aveva intuito sin dal primo turno delle elezioni che qualcosa non era andata per il verso giusto.

Alla fine però la faccia ce l’hanno messa in pochi, persino il Partito Democratico, che lo aveva scelto e quasi imposto alle scorse elezioni come candidato sindaco, lo ha via via abbandonato, facendo rincorrere un comunicato dietro l’altro spesso ibrido, in cui si spronava ad andare avanti ma si criticava aspramente, come mai avrebbero dovuto fare degli alleati veri. In questi tre anni di sindacatura è stato letteralmente fiaccato, non solo dalle critiche ma anche dalle polemiche interne alla sua coalizione tanto da avere perso anche quell’iniziale forte base della maggioranza in termini numerici in consiglio comunale. Non ha retto alle pressioni che non è stato in grado di tenere a bada. Forse perché si è sempre sentito un professionista prestato alla politica, cosa che non ha mai negato ed anzi ha voluto sempre evidenziare.

Forse, nell’intraprendere questa strada, Bonventre era convinto di avere avuto già una certa esperienza che lo avrebbe potuto aiutare ad andare avanti senza farsi condizionare dalle pressioni esterne. Era stato infatti per due anni assessore alle Politiche sociali al Comune di Alcamo, nel 2006 e nel 2007: fare il sindaco, però, è stata ben altra cosa. Candidato al Consiglio Comunale di Alcamo nel 1993 nelle liste del Partito Popolare, risultando secondo dei non eletti con oltre 300 preferenze, e alla Camera dei Deputati nel 1994–Collegio Uninominale di Alcamo–con il Patto per l’Italia Partito Popolare (incassando circa 15 mila preferenze ed il 20 per cento dei suffragi, risultando il primo dei non eletti per la Sicilia Occidentale. E’ stato anche vice-coordinatore provinciale di Trapani del Partito Popolare nel 1995 e successivamente membro della sua direzione. Forte di queste sue discese in campo ha pensato probabilmente di essersi riuscito a forgiare caratterialmente, di avere creato quella necessaria scorza protettiva da renderlo immune dagli attacchi. Ed invece si è dovuto presto ricredere: dopo appena un anno ha dovuto affrontare il primo scandalo del presunto voto di scambio, il cui processo è in corso, e che vede imputati esponenti di spicco della sua coalizione. Un’ombra troppo pesante che già lo aveva indotto a pensare concretamente una prima volta a dimettersi. Dalla campagna elettorale ad oggi sono passati appena tre anni, eppure sembra un secolo da quando pronunciava sul palco per l’ultimo comizio parole forti e determinate.

In 1.113 giorni è successo di tutto però la netta sensazione è che queste dimissioni fossero un “game over” annunciato da troppo tempo