ALCAMO – Assolti perché “il fatto non sussiste” e perché “il fatto non costituisce reato”. Si chiude così il processo per il caso della presunta lottizzazione abusiva in via Giordano che ha visto coinvolti il Comune di Alcamo, come parte lesa, e i professionisti Silvio Piccolo e Antonello Cassarà. Secondo il tribunale non ci fu alcun abusivismo nella realizzazione della palazzina che sorge a pochi passi dal centrale viale Europa e che raggruppa all’incirca un centinaio di abitazioni. Non ha retto l’impianto accusatorio della Procura, che aveva rinviato a giudizio l’architetto Piccolo, in quanto progettista, e Cassarà, in qualità di amministratore della Edil Europa, la cooperativa che realizzò l’immobile finito al centro di un’indagine della magistratura. Due sostanzialmente le accuse che sono state mosse nei confronti degli imputati. La prima era quella di lottizzazione abusiva in quanto la zona non era, secondo l’accusa per l’appunto, urbanizzata. Una tesi che però è stata smontata dai periti nominati dal tribunale, dei tecnici esterni di Milano, e da quelli della difesa, l’architetto Giuseppe Gangemi e l’ingegnere Gianni Rizzari.
Su questa imputazione è arrivata l’assoluzione perché il “fatto non sussiste” in quanto è stato dimostrato come la palazzina sorgesse a pochi passi da viale Europa, arteria ampiamente urbanizzata. Una seconda contestazione invece era quella di “totale difformità” rispetto al progetto depositato al Comune. In pratica l’accusa ha evidenziato come le altezze per la realizzazione dell’edificio era calcolate su un piano diverso rispetto a quello previsto dal Comune. In questo caso l’assoluzione è arrivata con la formula del “fatto non costituisce reato”. Una storia tormentata e molto spinosa che ha fatto emergere molte contraddizioni, secondo gli imputati Piccolo e Cassarà. Un progetto che fu approvato nel 1994: pochi mesi dopo partirono i lavori e furono ultimati nel 2010. L’anno seguente, però, vi fu l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Trapani sulla scorta anche delle attestazioni fatte da funzionari e dirigenti del Settore Urbanistica i quali ipotizzarono i reati di abusivismo. Il paradosso sta nel fatto che fu proprio il Comune a rilasciare i certificati di abitabilità e agibilità, oltre che ovviamente la relativa concessione edilizia.