Alcamo. Abusivismo edilizio Il giudice blocca ingiunzione del Comune

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Secondo round a favore  di abusivi edilizi. Il giudice ha bloccato il pagamento di 46 mila euro richiesto dal Comune di Alcamo con ingiunzione notificata un anno e mezzo fa quando vennero notificate  una serie “di diffide per la consegna dell’immobile e il pagamento dell’indennità di occupazione, sine titulo, del bene già acquisito al patrimonio comunale”. Tale proprietario dell’immobile fa parte del comitato Articolo 25, costituitosi per opporsi alle ingiunzioni che vanno dai 7 mila sino ad arrivare ai 66 mila euro. Il ricorso, presentato dall’avvocato Alessandro Finazzo, e quindi iscritto a ruolo presso il tribunale civile di Trapani, è stato esaminato dal giudice che ha sospeso la richiesta di pagamento da parte del Comune e fissato l’udienza al prossimo 19 febbraio per decidere se confermare o meno la decisione assunta ieri. Abusivi 2 Comune zero. Almeno in questa fase. Sono allo stato attuale 58 i proprietari di case abusive che hanno presentato ricorsi contro le richieste di pagamento ritenute molto elevate. Le udienze sono state fissate e si protrarranno sino alla fine del prossimo mese di maggio. Solo dopo si potrà avere un quadro più chiaro della complessa vicenda. Quindici giorni fa il giudice aveva accolto il ricorso fatto da tre proprietari di un immobile in contrada Bosco d’Alcamo, tutti dello stesso nucleo familiare, ai quali il Comune ha ingiunto il pagamento di 66 mila euro.  In questo caso il giudice ha scritto nell’ordinanza: “ che le ragioni poste a fondamento dell’opposizione non appaiono dilatorie né destituite di fondamento”. Glia assistiti  dell’avvocato Alessandro Finazzo sarebbero proprietari di immobili che non ricadono in zone sottoposte a vincoli di inedificabilità assoluta ma solo relativa e avrebbero titolo di detenere l’immobile dietro, ovviamente il pagamento di un giusto canone”. Secondo i ricorrenti l’amministrazione comunale avrebbe dovuto tener conto delle tariffe per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, e non applicare quelle dell’Ufficio dell’entrate, come previsto dalla legge regionale del 7 giugno del 1994, che ha recepito una sentenza della Corte costituzionale. Queste persone intendono pagare quei canoni mensili, previsti dalla legge, che non possono essere inferiori a 52 euro e superiori a 208 euro. E ciò intendono far valere davanti ai giudici.