Si avvia a conclusione il processo scaturito dall’operazione “Artemisia” condotta nel 2019 dai Carabinieri del Comando provinciale di Trapani. Nell’’ultima udienza l’arringa dell’avvocato Celestino Cardinale che ha espresso giudizi pesanti contro l’accusa. Cardinale difende il principale degli imputati del processo “Artemisia”, l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, ritenuto a capo di una loggia segreta della massoneria, e per Isidoro Calcara. Con loro altri quindici imputati. La sua è stata l’ultima arringa del processo che si celebra dinanzi al Tribunale presieduto dal giudice Franco Messina.
Il pm Sara Morri ha chiesto condanne per tutti gli imputati per complessivi 155 anni di carcere. I reati contestati ai vari imputati sono quelli della violazione della legge Anselmi contro la massoneria segreta, corruzione, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione segreti di ufficio. Il difensore ha chiesto l’assoluzione per l’ex deputato Lo Sciuto e per Isidoro Calcara, per i quali l’accusa ha chiesto condanne rispettivamente a quattordici anni e a sei anni e sei mesi. “Lo Sciuto non è mai stato massone, è stato ritenuto tale solo per pregiudizi ha sottolineato il difensore” ha detto l’avvocato. Una intera giornata ha preso l’arringa che si è conclusa con la richiesta di assoluzione per i suoi due assistiti. Adesso tocca al pm Morri per la replica, a seguire potranno nuovamente intervenire i difensori. Per Lo Sciuto sono stati chiesti 14 anni. Nove anni per l’ex re della formazione professionale Paolo Genco, ex re della formazione professionale, otto anni per Gaspare Magro, sei anni per l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, sette anni per Gaspare Angileri, due anni per Maria Luisa Mortillaro, sei anni e sei mesi per Isidoro Calcara, nove anni e sei mesi per l’ex coordinatore Inps il medico alcamese Rosario Orlando, sei anni per Tommaso Geraci, due anni e sei mesi ciascuno per Vincenzo Chiofalo, Gaspare Berlino e Luciano Perricone, sette anni per Vincenzo Giammarinato.
Tra gli imputati anche tre poliziotti: otto anni sono stati chiesti per Vincenzo Passanante, sette anni e sei mesi per Salvatore Virgilio, undici anni per Salvatore Giacobbe. Nella prima decade del mese entrante la sentenza. Secondo l’accusa, la rete di Lo Sciuto e dei suoi sodali controllava il territorio con metodi clientelari e favori personali, in un’area già segnata dalla storica presenza di Matteo Messina Denaro. Non esisteva spazio per la meritocrazia.