Corruzione nella sanità, ASP Trapani al centro di un nuovo scandalo su appalti pubblici

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Un’altra bufera giudiziaria, un altro scandalo che travolge la sanità siciliana e scuote con forza anche Trapani, piazza strategica di un presunto sistema di corruzione che – secondo la Procura di Palermo – pilotava appalti milionari in cambio di mazzette, incarichi e favori. Al vertice del comitato d’affari ci sarebbe Antonio Maria Sciacchitano, noto commercialista palermitano e super consulente di pubbliche amministrazioni, già presidente dell’OIV (Organismo Indipendente di Valutazione) sia della Regione Siciliana che dell’Asp di Trapani. Sciacchitano, finito ai domiciliari insieme ad altri nove tra imprenditori e dirigenti, è accusato di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

Secondo gli inquirenti, era lui a manovrare i fili dietro le gare truccate, grazie a una rete di complicità che toccava più province – Palermo, Caltanissetta e appunto Trapani – e che agiva con metodi sistematici: anticipazione dei capitolati alle aziende amiche, manipolazione delle commissioni, esclusione di imprese “non gradite”. Uno dei casi più gravi riguarda proprio la gestione delle apparecchiature biomediche dell’Asp di Trapani, finita nel mirino della Guardia di Finanza. Il sospetto è che l’appalto sia stato cucito su misura per favorire la Polygon S.p.A., con pressioni dirette su funzionari e vertici dell’Azienda. In particolare, Sciacchitano avrebbe influenzato l’allora commissario straordinario Vincenzo Spera, nominato nel luglio 2022 su proposta dell’assessore Razza, e considerato dai magistrati una “pedina” utile per indirizzare la gara. Dall’ordinanza emergono anche i tentativi di interferire sulle certificazioni antimafia richieste alla Polygon, con pressioni rivolte al RUP Francesco Costa e incontri con Giovanni Cino, altro indagato nel gruppo. Tutto per garantire l’assegnazione a una ditta considerata amica.

L’Asp di Trapani ha reagito con la revoca immediata dell’incarico a Sciacchitano, deliberata dal direttore generale facente funzioni Danilo Palazzolo, richiamando il “venir meno dei requisiti di integrità”. Una decisione che però non basta a rassicurare l’opinione pubblica trapanese, da anni spettatrice – e certamente vittima – di una gestione opaca e clientelare della sanità pubblica. Il presidente della Regione Renato Schifani ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile. In passato, già altri manager dell’Asp di Trapani erano stati coinvolti nell’inchiesta “Sorella Sanità”, compreso Fabio Damiani, altro nome noto finito sotto inchiesta. E il fatto che oggi, nel secondo atto di quell’indagine, tornino a emergere episodi simili, fa pensare che il sistema non sia mai stato davvero smantellato. Il territorio trapanese paga il prezzo di scelte politiche discutibili e di controlli interni inefficaci. Ma soprattutto, paga in termini di fiducia: quella dei cittadini verso le istituzioni e verso una sanità che dovrebbe garantire servizi, non vantaggi personali.