Assolto il castelvetranese presunto favorito di Messina Denaro, ‘il box non era un covo’

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Non era il rifugio del superlatitante Matteo Messina Denaro, quel box auto con letto e cucinotto a Mazara del Vallo. Lo ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare di Palermo, che ha assolto Giuseppe Di Giorgi – arrestato a luglio 2024 – dai reati più pesanti cioè favoreggiamento aggravato, procurata inosservanza della pena e contraffazione di arma. Rimane una sola condanna: 2 anni e 8 mesi per detenzione illegale di una calibro 38 special. È la parola fine, almeno per ora, su una vicenda che sembrava destinata ad allargare la mappa dei complici del boss di Castelvetrano.

Dopo la cattura di Messina Denaro, le indagini si erano concentrate sui suoi presunti nascondigli. Una delle chiavi trovate in possesso della sorella Rosalia, del geometra Bonafede (che per anni ha prestato la sua identità al boss) e dell’amante Lorena Lanceri, apriva il cancello di un residence in cui si trova il garage di Di Giorgi. Un indizio che, secondo i magistrati, provava la frequentazione del boss. Ma nel box non è mai stata rinvenuta alcuna impronta, DNA o elemento che confermasse la sua presenza. Il colpo di scena è arrivato in aula: la difesa – guidata dall’avvocato Marcello Montalbano – ha dimostrato che la serratura del garage era così comune da poter essere aperta da chiavi simili, e che quella trovata dai Ros nel covo del boss non era una copia perfetta. Sulle accuse più gravi, il castello probatorio è crollato. Resta però un mistero quasi da romanzo: nella casa di Di Giorgi è stata trovata una pistola con la stessa matricola di un’arma in dotazione a un carabiniere. Contraffazione? No, secondo il giudice: si trattava di un vecchio revolver risalente alla Seconda guerra mondiale. Una coincidenza inquietante, ma non penalmente rilevante. Per la Procura resta il dubbio, e non è escluso il ricorso in appello dopo la lettura delle motivazioni. Intanto, Di Giorgi torna libero, con l’obbligo di firma. E il caso si aggiunge alla lunga lista di piste che, tra verità e ipotesi, accompagnano l’ombra di Messina Denaro anche dopo la sua morte.