Con il cambio del giudice effettuato qualche mese fa sta andando avanti il processo d’appello relativo all’operazione ‘Cutrara’ e agli imputati che hanno scelto il rito ordinario e che sono stati condannati, in primo grado a Trapani, il 14 novembre dello scorso anno. Nell’ultima udienza erano presenti le parti civili ed è stata nuovamente avanzata la richiesta da parte di un’associazione che, in primo grado, era stata esclusa. Nella requisitoria i Pm hanno ribadito la richiesta di confermare tutte le condanne, anche quella più pesante, i 26 anni di carcere, in continuazione con precedente pena, a carico di Francesco Domingo, detto ‘Tempesta’, il fulcro delle indagini antimafia che avevano portato all’operazione ‘Cutrara’. I difensori di Domingo, l’alcamese Giusy Cataldo e il palermitano Raffaele Bonsignore, hanno depositato le sentenze di primo e secondo grado del processo in abbreviato che hanno smontato buona parte delle accuse e che sono sfociate in numerose assoluzioni. Sono tre gli imputati condannati in ordinario in primo grado, oltre a Francesco Domingo anche Antonio Rosario Di Stefano e Salvatore Labita.
In primo grado Domingo era stato condannato a 24 anni di carcere che diventarono 30 in continuazione con una precedente condanna. Tre anni vennero invece inflitti a Di Stefano e un anno e dieci mesi a Labita. Nello stesso processo in via ordinaria furono assolti i fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo, titolari di una casa di riposo, per i quali invece il Pm Dessì aveva chiesto rispettivamente dieci e quattro anni di reclusione. A Ciccio ‘Tempesta’, secondo gli inquirenti, si legge nella condanna: “è da ricondurre un controllo pregnante del territorio, controllo non solo sulle attività tipiche della criminalità organizzata, ma anche su espressioni della vita sociale”. Un altro ruolo attribuito a Domingo quello di essere soggetto di riferimento per i collegamenti tra Cosa nostra siciliana e la famiglia mafiosa dei Bonanno, operante negli Stati Uniti. Rosario Di Stefano è invece accusato di avere provato a bonificare dalle micro-spie le zone frequentate da ‘Tempesta’ e Salvatore Labita, proprietario di una ditta di installazione di impianti elettrici, per avere fornito a Francesco Domingo la strumentazione necessaria a individuare le ‘cimici’ all’interno dell’abitazione di quest’ultimo. La prossima udienza del processo di appello ‘Cutrara’ è stata fissata per il 23 gennaio prossimo per la discussione dei difensori di Labita e Di Stefano. Poi toccherà all’arringa dei legali di ‘Tempesta’ quindi si andrà a sentenza. la camera di consiglio, per il verdetto, dovrebbe riunirsi entro la fine del prossimo mese di maggio.